– Giuseppe Conte chiede il Giurì d’onore sul fax-gate del Mes. Ricordate? Meloni accusa lui e Di Maio di aver firmato l’adesione italiana al meccanismo europeo di stabilità “nel buio delle tenebre”, loro invece sono di parere contrario. Ne ha già parlato tutta Italia e gli elettori si sono fatti la loro idea. Ma a Giuseppi non basta e così ha chiesto alla Camera di istituire un giurì d’onore che possa “accertare le menzogne denigratorie” del premier. E pensare che loro sono quelli del Parlamento da aprire come una scatoletta di tonno.
– La parte più interessante del video di Conte è sicuramente quella che riguarda il Pd. Piccolo riassunto: l’altro giorno, Romano Prodi ha benedetto Elly Schlein e l’ha indicata come possibile figura “federatice” della sinistra anti-meloniana, incluso dunque il M5S. Giuseppi non l’ha presa affatto bene (vorrebbe lui quel ruolo), assicura di non aver bisogno di alcun federatore e invita Elly a trovare la quadra alle innumerevoli correnti dem divise su tutto. Ecco spiegato il motivo per cui il centrodestra governerà ancora a lungo: perché per quanto M5S e Pd possano avere alcune affinità, più nei leader che nella pancia degli elettori, non v’è al momento alcun punto di contatto reale per una alleanza. Manca la condivisione degli ideali di fondo, quelli che Berlusconi riuscì a trovare con Lega e An e che ancora oggi uniscono i tre partiti della maggioranza. C’è poi un’altra questione: Tajani, Salvini e Meloni si stimano, Elly e Conte chissà. Ma danno l’idea di non amarsi così tanto.
– Ed ecco infatti che Pd e M5S si scannano. La vicepresidente dem Pina Picerno risponde con la contraerea alle bombe di Conte: “Dovrebbe essere più rispettoso e ricordare che in numerose occasioni, per esempio nel caso di moltissime competizioni regionali e locali, la nostra comunità politica ha dato prova di grande generosità e pazienza. Ma ogni pazienza ha un limite“. Il Pd vuole sapere se Giuseppi intende “costruire insieme” l’alternativa alla destra o se “prevale la corsa elettorale contro i dem”. La risposta la diamo noi. Ed è la seconda. Il motivo? Semplice: perché Conte sa che i giallorossi non hanno al momento la speranza di far cadere il governo. Quindi, se di elezioni politiche non si parla prima del 2027, che senso avrebbe costruire ora una debole alleanza? Meglio mangiarsi il Pd e poi parlare di accordi da una posizione di forza.
– Oggi anche Rishi Sunak, proprio come Giorgia Meloni l’altro giorno, ha invitato Bibi Netanyahu a “difendersi” ma “secondo il diritto umanitario”, dunque risparmiando le “troppe vite di civili” che sono già andate perdute. Il sostegno internazionale verso Israele sta scemando, l’uccisione di tre ostaggi che issavano bandiera bianca è stato un duro colpo e le operazioni sul campo si fanno sempre più complesse (oltre 100 i soldati morti a Gaza). Le opzioni per Tel Aviv sono due: o si sbriga a raggiungere gli obiettivi oppure rischia di trovarsi nella scomoda posizione di non avere più veri alleati.
– Io non so se Miss Francia rappresenta o meno la bellezza d’Oltralpe. Ha i capelli corti, e al sottoscritto piacciono. È una ragazza, e di questi tempi non è così scontato. Ed è pure oggettivamente bella. Il vero punto da sottolineare, semmai, è che per la prima volta nella storia della manifestazione la giuria era composta sole donne. Ora, non dico che debba essere un circolo di maschietti arrapati, ma che senso ha far giudicare la bellezza francese solo a una giuria di signore? Infatti, guarda caso, i telespettatori preferivano la candidata dai lunghi capelli…
– Non si capisce poi quale rivoluzione “inclusiva” avrebbe il fatto di avere i capelli corti. La neo-eletta reginetta di bellezza, Eve Gilles, ci ha giocato molto su questa sua caratteristica: “La rappresentazione della donna oggi è cambiata, per me la bellezza non si può ridurre a un taglio di capelli o a delle forme che si hanno o non si hanno”. E poi: “Vorrei essere una donna che rompe i codici: la corona si terrà molto bene, anche sui miei capelli corti”. Ma se la bellezza non si riduce “al taglio dei capelli”, perché rivendicarlo? Mi pare un tantino ipocrita.
– Ps: noi italiani almeno sui questo siamo avanti. Miss Italia dai capelli corti l’abbiamo già eletta ed era il 2015. Senza bisogno di tutte queste fregnacce sull’inclusività.
– Ci sono alcune cosette che non tornano nella pubblica ammenda di Chiara Ferragni per il pandoro-gate. Primo: lo sguardo contrito non solo non è molto convincente, ma tende a sminuire l’accaduto. Sembra infatti derubricare il tutto ad un “errore di comunicazione”, come se uno stagista avesse sbagliato a scrivere quei comunicati e quei post “equivoci”. Non è così. E lo si evince chiaramente dalle mail che si sono scambiati i team di Chiara e quelli della Balocco.
– Secondo: non si capisce per quale motivo Ferragni intenda procedere col ricorso al Tar. Se ammette di aver “fatto un errore”, se confessa di aver mescolato attività commerciale e solidarietà, se si è cosparsa il capo di cenere, perché insistere? Non per risparmiare qualche spicciolo, visto che pare voglia comunque donare l’eventuale risparmio all’ospedale Regina Margherita di Torino. Il motivo sta altrove. Sembra quasi che in un primo momento Ferragni volesse combattere nelle sedi opportune e poi abbia capito che i follower volevano il suo scalpo. Quindi s’è adeguata. Chiara forse allora insiste col ricorso al Tar solo per non dover scomunicare quella spocchiosa nota di due giorni fa, dove “l’errore” era descritto come un banale “fraintendimento”: ammettere due scivoloni simili in ambito comunicativo sono sarebbe stato troppo, soprattutto per una che campa di questo.
– Terzo: oggi Ferragni si straccia le vesti da penitente, ma lo “scandalo” non è recente. A tirarlo fuori fu Selvaggia Lucarelli un anno fa. Chiara ha avuto un anno di tempo, dicasi un anno, per rimediare a quello che oggi definisce “un errore” grossolano. Ma non l’ha fatto. S’è svegliato solo quando l’Antitrust l’ha multata per un milione di euro certificando la figuraccia planetaria. La sostanziosa donazione che farà all’ospedale, insomma, puzza di ripiego. Sembra solo un modo per pulirsi la reputazione dopo lo scandalo. Possiamo dirlo, cara Chiara Ferrigni, che senza multa e sputtanamento tutta questa solidarietà ai bimbi malati non l’avresti mai fatta?
– Quarta e ultima osservazione. Ferragni ci fa sapere che “nei prossimi giorni” parlerà con l’ospedale “per capire come utilizzerà la somma da me donata” e ci racconterà “periodicamente gli aggiornamenti” tra mille sorrisi. In barba al principio secondo cui la carità sarebbe meglio non ostentarla.
– Sulle attività filantropiche dei vip occorre infatti sollevare il velo dell’ipocrisia. La carità è sempre lodevole, sempre, ma lo è ancor di più quando il singolo “ricco benestante” lo fa a titolo personale (e magari in segreto). Quando invece sorgono fondazioni con il nome del Vip di turno o le influencer associano il proprio brand a iniziative caritatevoli, sorge il dubbio che “l’ottimo affare” lo stiano facendo più i filantropi star che i poveracci. Il ritorno di immagine, come ha voluto sottolineare anche l’Antitrust, è infatti decisamente elevato: associare il proprio nome a un’iniziativa per i bimbi malati di tumore eleva l’engagement di soggetti che devono tutto all’immagine e al seguito che sono in grado di smuovere.
– Sorteggi di Champions League più in scuro che in chiaro per le italiane. La Lazio dovrà fare un’’impresa, l’Inter ha un’avversaria alla sua portata e questo Napoli difficilmente andrà avanti. Poteva andare decisamente meglio.
– Ma Fedez, che non voleva “sovradeterminare” Chiara e che ha realizzato un’intera serie tv per scusarsi di aver rovinato Sanremo alla moglie cercando di rubarle la scena, perché continua a immischiarsi? Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. Tanto più se poi nei video spari numeri un po’ a casaccio e Regione Lombardia è costretta a smentirti.