L’influencer più amata e seguita, la queen di City Life, la guru dell’imprenditoria digitale, è stata multata dall’Antitrust. E cosa fa lei? Chiara Ferragni, invece di spiegare, o magari scusarsi con quelli che oggi si sentono, diciamo, traditi, se ne esce con un comunicato un po’ arrogante la cui sostanza è: “Comunicazione fraintesa“. E per una che ha fatto della comunicazione il suo business milionario, non è certamente il massimo. La multa da oltre un milione di euro alle sue società per il “caso Balocco” è arrivata, per uno scherzo del destino, a pochi giorni dal Natale. È servito un anno al Garante per giungere alla conclusione di “pratica commerciale scorretta”, per la quale dovrà rispondere anche la società dolciaria.
Il documento dell’Antitrust presenta un passaggio chiave quando riporta una mail interna all’azienda Balocco in cui un addetto della società dolciaria, di cui non viene fatto il nome, protesta con i suoi colleghi: “Mi verrebbe da rispondere [al team Ferragni]: In realtà le vendite servono per pagare il vs cachet esorbitante“. Insomma, quei 9 euro che gli utenti hanno pagato per il pandoro Ferragni, a fronte di un costo di poco più di 3.50 per un pandoro tradizionale, non erano per beneficenza.
È un legittimo diritto di Chiara Ferragni tacere e silenziare, d’altronde il profilo è il suo e può farne ciò che vuole. Ma è fin troppo comodo utilizzare i social in questo modo, prendersi tutti gli onori e quando c’è da assumersi gli oneri scappare. Anzi, mandare avanti il marito, alla faccia della lotta al patriarcato. Non sta certo a noi insegnare l’etica, o il femminismo, all’imprenditrice digitale per eccellenza, ma qualche riflessione è doveroso farla. Sì, perché l’azienda dolciaria il bonifico per l’ospedale Regina Margherita di Torino l’ha effettivamente effettuato per le ragioni iscritte nel carteggio dei prodotti.
Ma il bonifico è avvenuto a maggio 2022, mentre la campagna di vendita è partita a novembre dello stesso anno. Forse Ferragni avrebbe potuto fissare un cachet da 1 milione, come ha effettivamente fatto, ma devolverne almeno parte alla causa, facendo così la sua parte. E allora sì che avrebbe anche lei “sostenuto” l’ospedale di Torino. L’Agcm, invece, sottolinea come l’unico contributo sia stato quello di fare “pubblicità gratuita” all’ospedale. Come se fosse un brand qualunque da sponsorizzare.
La parola “Balocco” sul suo profilo è bannata e così chiunque cerchi di commentare in merito viene bloccato all’origine. Per lunghi minuti, subito dopo la diffusione della notizia, forse proprio per perfezionare questo strumento di censura, sono stati completamente chiusi anche tutti i commenti, che poi sono stati riaperti perché, ehi, sia mai che si perdono possibilità di fatturazione e di engagement. Sì, perché basta fare un semplice ragionamento per capire che anche questo, alla fine, porterà benefici alle tasche di Ferragni: la notizia della maxi-ammenda è ovunque sul web, se ne parla con insistenza, le persone visitano il profilo per cercare una sua risposta e questo aumenta le visualizzazioni, che sono ciò su cui lei guadagna.
Qualche giorno di limbo, un po’ di assenza e poi nuovi contenuti che ripartono con la reputation washing, che può essere una storia o legata a un fatto sociale, a una campagna di sensibilizzazione o qualcosa di simile che allontani la percezione negativa. E vi di nuovo a tutta velocità col carrozzone, come se nulla fosse mai accaduto. Un canovaccio noto, che però di volta in volta lascia la bocca sempre più amara. Ma prima o poi, almeno una volta, anche lei dovrà guardare in faccia i suoi follower e chiedere scusa. Ma per davvero, senza inutili giri di parole.