Quest’anno cade il 45esimo anniversario delle grandi riforme e dell’apertura della Cina al resto del mondo. Un traguardo fondamentale per il Paese, che festeggia anche il decimo anno da quando si è deciso di approfondire questi processi di cambiamento. Nel 2013 la terza sessione plenaria del 18esimo Comitato centrale del Partito comunista cinese ha fissato gli obiettivi generali per la modernizzazione della Repubblica popolare, di cui si è occupato il Gruppo dirigente centrale per l’approfondimento delle riforme generali che, alla fine del 2020, aveva già lanciato 2.485 piani incentrati su politica, cultura, società, Stato di diritto ed economia, vista come il fulcro di tutto il processo.
In quest’ultimo decennio la Cina ha infatti costruito un nuovo sistema di mercato, basato sulla lotta alla concorrenza sleale e al monopolio. Nel 2018 Pechino ha diffuso una lista di settori e imprese off-limits o che richiedono un’autorizzazione per gli investitori. Ciò che non era incluso nell’elenco era accessibile a tutti gli attori economici, fossero essi nazionali, stranieri, statali o privati. Tale lista è stata rivista e ridotta nel corso degli anni, per continuare a fornire un ambiente di mercato equo e aperto. Nella sua ultima versione, resa pubblica nel 2022, la lista era stata ridotta del 23% rispetto al testo originale.
Sempre l’anno scorso, il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo ha approvato un emendamento alla legge antimonopolio, con l’obiettivo di promuovere la trasparenza, la prevedibilità e l’equità del settore economico cinese. Un aspetto, questo, che il presidente Xi Jinping aveva definito come un requisito intrinseco per il miglioramento del sistema socialista del mercato. La legge ha formalizzato la pratica della revisione della concorrenza leale, ovvero l’obbligo per le autorità locali di condurre una valutazione preventiva della concorrenza su qualsiasi regolamento che intendono adottare in merito alle attività di mercato.
Le riforme promosse da Pechino hanno guardato anche alla globalizzazione dell’economia. La Cina, infatti, ha istituito diverse piattaforme per promuovere gli scambi commerciali di alto livello, come la China international import expo (Ciie), la China international consumer products expo e la China international fair for trade in services. Una decisione, questa, che i dati premiano come avveduta e di successo.
La sesta edizione della Ciie, tenutasi a novembre a Shangai, ha attirato rappresentanti di 154 Paesi e organizzazioni internazionali, presentando 442 nuovi prodotti, tecnologie e servizi. Durante l’esposizione sono anche stati raggiunti 78,41 miliardi di dollari di accordi commerciali. Nei primi 10 mesi del 2023, inoltre, sono state fondate nella Repubblica popolare ben 41.947 nuove aziende a partecipazione straniera, con un aumento del 32,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Contemporaneamente, si è registrato un aumento degli investimenti diretti esteri nel settore manifatturiero (+1,9%) e dell’alta tecnologia (+9,5%).