Quante volte ha scrutato quell’infinita distesa salata sotto la pancia dell’aereo. Avanti e indietro, per migliaia di ore di volo. Abbastanza per riflettere e infilarsi nella testa un progettino ambizioso. Che poi sarebbe scendere dal velivolo e provare a farla in acqua, quella traversata. Idea intricata per via di quelle correnti che gonfiano l’Atlantico e rischiano di spedirti chissà dove. Figurarsi a farselo in sella ad una tinozza galleggiante, quel viaggetto.
Eppure Hugo Vihlen, americano classe 1931, è un tipo fatto proprio in questo modo. Più è difficile, più diventa assetato. Una navigazione standard non è quello che fa al caso suo. Lui intende strafare, sgranare le pupille, incidere il suo nome in un qualche libro dei record. Allora – è il 1968 – decide di partire da Casablanca alla volta della Florida a bordo di una mini barca. Un attrezzo lungo appena un metro e ottanta, dove anche soltanto sdraiarsi per riposare diventa difficile.
Hugo però scrolla le spalle e si mette in viaggio lo stesso, per nulla intimorito dall’idea che quel modesto mezzo di navigazione possa essere inghiottito dai flutti. Anzi, autoironico e fatalista per vocazione, battezza quell’imporbabile imbarcazione con il nome di “April’s fool”. Pesce d’aprile. Del resto pare davvero uno scherzo, l’idea di affrontare l’oceano in quelle condizioni.
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Eppure Vihlen issa la vela con la bandiera americana appesa in cima e salpa. Impensabile ma vero, per i primi 84 giorni di navigazione le cose procedono discretamente. Hugo percorre 4100 miglia alternando rari momenti placidi a giornate tumultuose, ma sempre rimanendo tenacemente a galla, in quel delicato equilibrio sopra onde voraci. Ma quando arriva a 6 miglia soltanto da Miami, la ruggente corrente del Golgo lo spinge di nuovo in mare aperto.
Una disdetta epica, a poche spanne nautiche dal traguardo. Hugo tenta di lottare, ma ogni sforzo viene vanificato dalla potenza che trascina la sua piccola barca. Così è costretto a lanciare l’allarme dal suo satellitare e iniziano le ricerche. Lo troverà il panfilo di un facoltoso editore, che gli offrirà cibo e bevande. Vihlen però si rifiuta di scendere dal suo pesce d’aprile. Intende riprovarci. Quando però diventa chiaro che la missione è sul serio impossibile, si vede costretto a rinunciare e viene recuperato dai soccorsi.
L’impresa è soltanto sfiorata, ma un record lo centra lo stesso: quello dell’imbarcazione più piccola di sempre a solcare tutte quelle miglia oceaniche. Più comodo farlo in aereo, certo, ma vuoi mettere il sapore ancestrale della sfida?