Il Regno Unito e la Germania chiedono un “cessate il fuoco duraturo” nella Striscia di Gaza. È questo il messaggio scritto dai ministri degli Esteri inglese e tedesco, David Cameron e Annalena Baerbock, in un articolo pubblicato oggi sul quotidiano britannico Sunday Times.
“Dobbiamo fare tutto il possibile – si legge nella dichiarazione congiunta – per aprire la strada a un cessate il fuoco duraturo, che porti a una pace duratura. Prima è, meglio è, la necessità è urgente. Troppi civili sono stati uccisi. Il nostro obiettivo non può essere semplicemente la fine dei combattimenti oggi. Deve essere una pace che duri giorni, anni, generazioni. Sosteniamo quindi un cessate il fuoco, ma solo se duraturo“.
Parole che denotano per la prima volta un cambiamento non solo nei toni ma soprattutto nelle intenzioni degli alleati di Israele dopo la notizia della morte di tre ostaggi uccisi per errore dalle truppe dell’Idf. Appena tre giorni fa, sia Londra che Berlino si erano astenute all’Onu durante la votazione di una risoluzione – l’ennesima – per un cessate il fuoco immediato. Ora entrambi i Paesi ambiscono e intravedono una tregua nei territori palestinesi che possa durare più a lungo possibile. “Non crediamo – continuano i due diplomatici – che invocare adesso un cessate il fuoco generale e immediato, nella speranza che diventi permanente, in un modo o nell’altro, sia la strada da seguire“. Avvertendo però che non si può “ignorare il motivo per cui Israele è costretto a difendersi” e cioè che “Hamas ha attaccato Israele in modo barbaro e continua a lanciare razzi ogni giorno per uccidere cittadini israeliani“, pertanto l’organizzazione che controlla la Striscia “deve deporre le armi“.
Cameron e Baerbock proseguono affermando il loro impegno per la soluzione dei due Stati. “I coloni estremisti – spiegano i ministri – in Cisgiordania stanno cercando di sabotare qualsiasi sforzo in tal senso, costringendo con la violenza i palestinesi a lasciare le loro case. Condanniamo fermamente questi atti odiosi“. La responsabilità, secondo loro, è tuttavia condivisa con i leader palestinesi che “dovrebbero dare alla popolazione la sicurezza e il buon governo che meritano“.
“Vogliamo – concludono – che i combattimenti cessino non solo oggi, ma anche in futuro. Vogliamo la fine delle uccisioni non solo oggi, ma in futuro. Vogliamo la pace per i bambini israeliani e palestinesi, oggi e in futuro“.
Nonostante il premier israeliano Benjamin Netanyahu si sia detto determinato a proseguire il conflitto, in Occidente è iniziato il conto alla rovescia per la fine della guerra che finora è costata la vita a circa 18mila palestinesi a Gaza e a oltre 1.200 israeliani uccisi lo scorso 7 ottobre nell’attacco terroristico di Hamas.
Giovedì il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha incontrato i rappresentanti del governo dello Stato ebraico, ai quali ha manifestato l’insoddisfazione per l’andamento delle ostilità. Sullivan avrebbe chiesto a Israele di diminuire l’intensità dei combattimenti, auspicando una transizione verso una campagna di raid più mirata contro Hamas. Una visita sintomo di una stanchezza che gli Usa sentono anche per via dell’innalzamento delle tensioni in tutti gli altri teatri, dall’Ucraina alla Cina.