Mentre fuori i negozi sono quasi tutti chiusi per il primo maggio, in una casa di via Ampère, zona città Studi, c’è una festa. Cinque ragazzi di buona famiglia, universitari, coinquilini, organizzano un gioco alcolico, il «beer pong».
Con loro quel pomeriggio c’è anche una 20enne, studentessa al primo anno di medicina. È l’unica ragazza che partecipa. È stata invitata da uno dei cinque, con cui ha avuto in passato una fugace relazione. Gli altri sono sconosciuti. Alcuni mesi dopo li denuncerà per stupro: «Non ho dormito per mesi – dice lei – ho anche iniziato a soffrire di emicrania e secondo il mio neurologo me la terrò per sempre». Per quei cinque ragazzi nei giorni scorsi è stata chiusa l’indagine in vista della richiesta di processo. L’accusa è violenza sessuale di gruppo.
Come ha ricostruito la pm di Milano Maria Cardellicchio (la ragazza è stata sentita con la formula dell’incidente probatorio davanti alla gip Sofia Fioretta), il clima quel 1 maggio 2021 è inizialmente festoso. L’alcol scorre. Scatta un primo bacio in cucina tra la 20enne e un ragazzo, poi lei si chiude in bagno con altri due. «Credo di non aver mai bevuto tanto nella mia vita come quella sera – dice lei a verbale – Poi io non bevo abitualmente. Non sapevo neanche come gestirla». E ancora: «Stavo proprio male, mi veniva da vomitare, mi girava la testa e facevo fatica. Infatti sono andata a letto vestita e non sono più riuscita a rialzarmi».
È mentre lei si trova in quella camera da letto che a un certo punto arriva uno dei ragazzi. «Ha continuato a palparmi, baciarmi, continuava a insistere, a dire che non stava facendo niente. Gli ho detto che avevo sonno e di lasciarmi in pace». Esprime quindi in modo esplicito il suo dissenso, secondo il suo racconto. L’altro continua, chiama anche un amico. «Mi sono proprio paralizzata, cioè ero immobile, non sapevo che fare». Il resto finisce in una denuncia, formalizzata nel febbraio 2022. Nella stanza, secondo la ragazza due di loro abusano di lei. Un terzo, mentre questo accade, incita gli amici. «Mi ha detto: Dai faglielo, così poi dormiamo tutti», conferma la 20enne al giudice. Un quarto, secondo il suo racconto, assiste senza partecipare.
Nell’incidente probatorio, la giovane conferma che dopo la violenza non è fuggita via. «Avevo paura che andandomene, cioè provando ad andare via, sarebbe successo ancora di peggio, non lo so, avrebbero provato a trattenermi ancora di più con la forza, quindi io ho pensato in quel momento che la cosa migliore fosse attendere che questa atrocità finisse che questi si addormentassero».
La ragazza spiega anche perché ha denunciato solo diversi mesi dopo. «Stavo molto male psicologicamente – dice lei – non ho dormito per mesi, e questo ha influenzato anche proprio la mia vita di tutti i giorni». I cinque indagati, difesi dagli avvocati Giuseppe de Lalla, Antonino Bongiorno Gallegra, Lorenzo Apuzzo e Valerio Orlando, dovranno decidere se farsi o meno interrogare.