Chiara Ferragni merita ammirazione

Ora la Ferragni fa mea culpa per il pandoro-gate e dona un milione all’ospedale per i bimbi

Caro Direttore Feltri,

sa cosa dice dalle mie parti? «Più sono ricchi e più sono tirchi». Questo è il caso di Chiara Ferragni, influencer moglie del cantante, «comunista con il Rolex», Fedez. Le società della signora sono state multate dall’Antitrust di oltre un milione di euro per pratica commerciale scorretta in quanto hanno fatto credere ai consumatori che acquistando il pandoro Balocco griffato Ferragni avrebbero contribuito ad una donazione di 50 mila euro a beneficio dell’Ospedale Regina Margherita

di Torino, reparto di pediatria. Donazione che, in effetti, è stata fatta ma soltanto dall’azienda Balocco e mesi prima della pubblicità ingannevole. Che figuraccia! Si vergognino! Questo pandoro costava un occhio della testa, ben 9 euro, anziché 3,70, soltanto perché sulla confezione appariva il nome di Chiara Ferragni. Una truffa a danno di quanti hanno comprato quel pandoro ad un costo triplicato con la convinzione che stavano compiendo una buona azione. Lei cosa pensa di questa signorina abile a fotografarsi nuda e a pubblicizzare qualsiasi cosa? Forse i cretini siamo noi che compreremmo

(non di certo il sottoscritto) qualsiasi cosa, escrementi inclusi, se reclamizzati da simili personaggi smutandati bravi a fare nulla.

Elisabetta De Domenico

Cara Elisabetta,

credo che Chiara Ferragni non sia da compatire, redarguire e condannare, bensì da ammirare. Ella è riuscita, senza particolari talenti artistici o specifici studi, a creare un impero, ad affermarsi da sola e giovanissima, tanto che il fenomeno Ferragni viene studiato nelle università di tutto il mondo. Si è arricchita? E allora? Bene, è stata in gamba, capace, intelligente. Non mi scandalizza che si fotografi seminuda, come tu sottolinei con evidente malizia. Chiara non è mai volgare, pure quando è svestita. Mantiene sempre una certa grazia, che ritengo innata. Predichiamo tanto la libertà delle donne e poi vogliamo che una donna non sia libera di vestirsi o svestirsi come le pare senza incorrere in critiche e giudizi feroci. Non trovi che sia un controsenso? Non siamo mica un Paese islamico che obbliga le donne a coprirsi da cima a fondo, pena le bastonate per strada o la lapidazione.

«Brava a fare nulla», tu scrivi, a proposito della nostra influencer. Proprio nulla non direi, dato che fattura milioni

e milioni di euro. E non mi pare neppure che Ferragni e Fedez abbiano il braccino corto, o siano dediti alle truffe o soliti approfittare della credulità di seguaci e ammiratori per ingrossare il proprio patrimonio. Ricordo che durante la pandemia i due sono scesi in campo promuovendo una campagna di beneficenza a favore degli ospedali che ha portato rapidamente alla raccolta di quasi 4 milioni di euro, ad inaugurarla erano stati loro stessi versando 100 mila euro. Poi ne hanno versati molti altri. Ecco perché dubito fortemente che da parte di Ferragni ci sia stata la volontà di ingannare i consumatori che hanno acquistato il pandoro Balocco recante la sua firma. Penso che più probabilmente ci sia stata una incomprensione tra lei e l’azienda, ossia che ella fosse convinta che l’azienda Balocco si impegnava a devolvere quei 50 mila euro (che Balocco aveva già versato mesi prima) e non che Ferragni stessa fosse obbligata a farlo, altrimenti non vi è ombra di dubbio che lo avrebbe fatto. Un equivoco, insomma. Assente è la volontà di truffare, di ingannare,

di non rispettare un impegno.

A me questi due, Chiara e Fedez, piacciono parecchio. E trovo ingiusto l’accanimento che a volte patiscono soltanto perché sono benestanti, come se questa fosse una colpa, un peccato, un reato. Prevale in noi questa malsana tendenza, la pretesa di moralizzare chiunque. È l’invidia sociale, sentimento molto diffuso in Italia tanto da essere un nostro tratto distintivo. Guardiamo sempre cosa fa l’altro, quanto e cosa possiede. Ci è insopportabile che abbia più di noi. Chi nella vita ce la fa, progredisce, diventa ricco, agendo onestamente, chi si afferma professionalmente e socialmente insomma, deve ispirarci, non divenire il nostro bersaglio di odio e rabbia sociali.

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