Oggi per tutti noi è l’ultimo giorno di lavoro qui nella storica sede de Il Giornale di via Negri portata in dote nel 1979 da Silvio Berlusconi a Indro Montanelli. La leggenda narra che in un lontano passato questo palazzo nel pieno centro di Milano, attaccato a quello della Borsa – la famosa Piazza Affari – fosse adibito a bordello. Se fosse vero ne andremmo orgogliosi e non escludo che proprio da questa convinzione trasse ispirazione il nostro Fondatore per coniare uno dei suoi aforismi più famosi: «Il bordello è l’unica istituzione italiana dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto».
Tra queste stanze di competenza e merito (certamente a tratti anche un po’ di sana e dichiarata ruffianeria) in effetti ne sono passati assai, tanto che via Negri, grazie alla prestigiosa presenza de Il Giornale, è diventata nel tempo una delle più note della città nonostante le scarse occasioni di frequentarla non essendo commerciale né di passaggio.
Alla vigilia del cinquantesimo compleanno Il Giornale cambia dunque indirizzo ma non la sua strada, quella resta la stessa di sempre. Il nuovo editore, la famiglia Angelucci, ci ha messo a disposizione un intero palazzo, non molto lontano da qui, più moderno e attrezzato per lo sviluppo multimediale che i tempi impongono e di questo lo ringraziamo.
Non nascondo che un po’ ci spiace lasciare via Negri, non solo perché per un giornalista la redazione non è un banale posto di lavoro bensì una seconda casa (per alcuni oserei dire la prima) ma anche perché siamo affezionati a queste mura complici. Mura che nel bene e nel male hanno visto e ascoltato di tutto e di più, che custodiscono anche cinquant’anni di segreti personali e professionali inconfessabili che per fortuna, non potendo come noto loro parlare neppure sotto tortura, neppure al cospetto del principe degli inquisitori Piercamillo Davigo, tali rimarranno anche in nostra assenza.
Il cambio di sede non sarà soltanto una novità immobiliare. Il gruppo editoriale di cui facciamo parte ha in cantiere una serie di iniziative che presto diventeranno realtà. Avremo tempo e modo di parlarne, del resto cinquant’anni sono una svolta importante nella vita di chiunque, anche per quella del nostro e vostro Giornale.