“Il mondo non capisce, Israele lotta per sopravvivere”

"Il mondo non capisce, Israele lotta per sopravvivere"

Mark Regev è consigliere del primo ministro israeliano per la politica internazionale e per la comunicazione, ex ambasciatore in Inghilterra, durante la guerra la voce in inglese più ascoltata nel dibattito sul 7 ottobre, la guerra, la moralità di Israele, e il rapporto coi palestinesi.

Ambasciatore, perché Israele è così solo? È un insuccesso che, dopo le atrocità subite, sui media si senta soprattutto la richiesta di rallentare, di decidere per una tregua quanto prima?

«Il mondo forse ha una certa difficoltà a capire: è abituato al fatto che da 16 anni, dallo sgombero di Gaza, dopo gli attacchi di Hamas si sono viste varie risposte per bloccare i bombardamenti e gli attentati. Il 7 ottobre ha cambiato completamente le norme del gioco: Hamas ha messo in scena una dichiarazione di guerra totale, con una quantità e una qualità di atrocità che non richiedono di restaurare la quiete o di pagare un prezzo. Qui si tratta di una guerra di sopravvivenza, in cui Hamas deve sparire dalla scena».

La guerra coinvolge due milioni di persone sul confine…

«Coinvolge dolorosamente anche tutta Israele. Ma quello che ha fatto Hamas il 7 ottobre è di dimensioni maggiori dell’11 settembre a New York, la maggiore aggressione al popolo ebraico dopo il 1945: i modi, coi bambini nascosti in soffitta e poi macellati, le fucilazioni di massa, come ha detto Scholz, sono identici a quelli dei nazisti. Da Gaza, poi, ci hanno giurato guerra permanente: Lo faremo ancora, ancora e ancora. Si tratta di sopravvivenza, l’assassino abita nella porta accanto».

Perché avete deciso di mostrare a un pubblico ristretto il film degli orrori subiti?

«La decisione deriva dal rispetto verso le famiglie, alcune ci hanno permesso di mostrare le immagini solo così. E poi vogliamo evitare ogni possibile manipolazione. Abbiamo cura dei nostri cari così straziati. È notevole che sia stata Hamas a farne, filmando e buttando sui social i crimini, un motivo di perversa propaganda. A differenza persino dei nazisti che mantenevano il segreto, quando uccide e mutila i bambini, violenta e fa a pezzi le donne, Hamas vuole che tutti sappiano quanto ne è fiera».

Perché la vostra guerra investe un grande numero di civili? Perché dai teleschermi si accusa Israele?

«Noi agiamo solo per destrutturare Hamas che usa la popolazione civile come scudo umano. Pure fra le vittime circa 5000 sono terroristi uccisi nelle durissime battaglie in cui muoiono anche i nostri soldati. Quanto alla gente, non sapremo mai la verità: a Gaza ognuno, pena la vita, dice solo quello che Hamas impone. Anzi è significativo che finalmente qualche voce coraggiosa critichi la rovina che Hamas ha portato, distruzione, fame».

Biden è il grande amico di Israele ma chiede un miglioramento dell’impegno umanitario.

«I camion vanno a Gaza dalla prima mattina, senza limiti, gli avvisi alla gente e le indicazioni delle zone franche sono chiari. È Hamas che, al contrario di noi che spingiamo la gente a sfuggire il rischio, la trattiene per preservare le gallerie e le strutture civili, dalle scuole agli ospedali, in cui si nasconde e spara. Ma i pregiudizi contro di noi sono infiniti e hanno un custode molto importante, l’Onu. Persino Kofi Annan e Ban Ki Moon hanno riconosciuto che fa una politica antisraeliana. Guterres ne è un campione. Le pare logico, sin dall’inizio della guerra, chiedere un’interruzione? Non si è fatto problemi nel conservare il potere di Hamas».

Manca la prospettiva, Israele non dovrebbe considerare l’insistenza di Biden sui rapporti con l’Autonomia Palestinese?

«Come dice Netanyahu: c’è un tempo per la guerra e uno per la pace. Ora dobbiamo vincere. Hamas non può essere parte del futuro, né chiunque abbracci le stesse idee radicali. È un peccato che l’Anp in 70 giorni non abbia mai condannato le atrocità di Hamas e Abu Mazen seguiti a pagare gli stipendi ai terroristi. Noi vinceremo la guerra: io prego perché si facciano largo le forze moderate. Biden immagina anche un mondo palestinese rivitalizzato. Vediamo».

Leave a comment

Your email address will not be published.