Ieri l’ad della Rai, Roberto Sergio, ha presentato in via preliminare il piano industriale per il 2024-26. Si prevede persino il ricorso all’Intelligenza artificiale (olé!). Ma è bastato e avanzato che si parlasse di una fiction sulla caduta di Mussolini (che essendo caduto difficilmente potrà venirne fuori bene), una sull’esodo dei giuliano-dalmati e di un programma di Edoardo Sylos Labini, per fare scattare nella Repubblica dei media il noto riflesso pavloviano. «Vogliono riscrivere la Storia!», «Ancora le foibe!», «Ecco la Rai sovranista!».
Non staremo a ripetere quanto sia stucchevole, nel 2023, la piagnucolosa filastrocca antifascista e la fissazione ideologica volta a screditare l’avversario politico. Neanche ci fosse l’Eiar. È chiaro a tutti che il confino a Ventotene è imparagonabile a quello su La7 e un trasferimento sul Nove non vale la Resistenza in Val d’Ossola.
Singolare. Non è stata ancora girata una sola scena delle fiction Rai e già le papere che vedono ovunque il passo dell’oca starnazzano sui pericoli del governo di destra-destra. Cosa che appare un po’ ridicola-ridicola. Urlano al fascismo ma i fascisti sono loro. Quelli come Montanari che fanno più tweet sulla Digos alla Scala che contro Hamas o come Christian Raimo col suo antifascistellismo militante.
Forse i programmi di TeleMeloni saranno brutti. Chi lo sa? Ma già bollarli come fascio-sovranisti… E comunque è inutile dare consigli alla Rai. Sa sbagliare da sola.