Presentato il nuovo piano economico di Javier Milei per salvare l’Argentina dall’iperinflazione e che il dittatore venezuelano Nicolas Maduro abbia sentito la necessità di andare in tv per dire a reti unificate che le misure del nuovo presidente sarebbero dannose per «el pueblo» è sicuramente un buon viatico per Milei. E, soprattutto, per «el pueblo» di Buenos Aires.
Che Maduro, dopo avere raggiunto grazie alle sue «ricette economiche» l’inflazione più alta del globo trasformando il suo Paese nel più povero del continente con uno stipendio mensile minimo di 4 euro (e massimo di 11 euro), fa capire che Milei non è tanto matto, come ripetuto all’infinito da certi media italiani, ma che di economia ne mastica. E tanto. Come del resto il suo ministro dell’Economia, Luis Caputo, che con quella sincerità che rasenta l’impulso suicida (un sincericidio che anche Milei pratica ma che, finora, ha dato buoni risultati, dopo anni di «balle ideologiche» raccontate agli elettori) ha chiarito: «Per qualche mese staremo peggio di prima ma dopo vedremo finalmente la luce al fondo del tunnel». È quanto crede, dopo la presentazione dei 10 punti del nuovo piano economico, anche la maggioranza degli argentini, secondo tutti i sondaggi.
Ma veniamo al piano economico per salvare l’Argentina. Primo, i contratti di lavoro statali con meno di un anno non verranno rinnovati. Secondo, saranno sospesi i finanziamenti miliardari ai media sino almeno alla fine del 2024, «non ci sono soldi per questo». Terzo, i ministeri sono stati ridotti a 9, da 20, mentre le segreterie sono passate da 106 a 54. Tagliata inoltre del 50 per cento la dirigenza del servizio pubblico e del 34 le posizioni politiche dello Stato. Quarto, limitati al minimo i trasferimenti discrezionali alle province, l’equivalente delle nostre regioni. Quinto, non vengono più appaltate nuove opere pubbliche e sono annullati gli appalti già approvati ma la cui realizzazione non è ancora iniziata. Sesto, ridotti i sussidi per l’energia e i trasporti a partire dal 1° gennaio. Settimo, mantenuti tutti i piani di potenziamento del lavoro e rafforzate le politiche sociali. Ottavo, da ieri il dollaro ufficiale è passato da 391 a 832 pesos, riducendo quasi tutto il differenziate con il cambio sul mercato nero, che ieri ha chiuso a 1.070. Nono, sostituito il sistema il sistema delle importazioni (SIRA) controllato dallo Stato e da suoi opachi organismi con uno semplificato e che non richiede più l’approvazione delle licenza per l’import concesse dagli amici dell’esecutivo. Tradotto: «Addio corruzione» su questo fronte. Decimo e ultimo, i sussidi ai poveri sono raddoppiati e c’è un aumento del 50 per cento della Carta Alimentare, per non abbandonare i più bisognosi in un momento difficile come l’attuale.
Milei e la suo neoministra della Sicurezza Patricia Bullrich hanno iniziato la loro guerra contro il traffico di droga appena dopo 48 ore dal loro insediamento, togliendo tutti i privilegi ai boss narcos. A cominciare da quelli di Rosario, dove ieri sono stati trasferiti in carceri di massima sicurezza i prigionieri del cartello de Los Monos, che ha reso invivibile la seconda città argentina. Tolti loro tutti i privilegi, dagli iPhone ai televisori al plasma.