In fondo è una forma di integrazione, purtroppo per nulla virtuosa. Tra i minori arrestati o denunciati, per la prima volta gli stranieri superano i coetanei italiani. È successo nel 2022, e anche i dati del primo semestre dell’anno in corso confermano la tendenza. A rivelarlo è Stefano Delfini, direttore del Servizio analisi criminale della Polizia, che ieri è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul degrado nella condizione dei minori. E il dirigente, oltre a illustrare i numeri contenuti nel report sulla criminalità minorile in Italia tra 2010 e 2022, ha anche aggiornato le cifre ai primi sei mesi del 2023. Spiegando come l’aumento dei reati nel periodo preso in esame è stato del 15 per cento, passando dalle 28.196 segnalazioni del 2010 alle 32.522 dello scorso anno. Ma, appunto, la novità emerge disaggregando i dati in base alla nazionalità di arrestati e denunciati. Nel 2010 i minori italiani coinvolti in episodi criminali erano il doppio (18.470) rispetto ai coetanei stranieri (9.726), mentre nel 2022 il dato degli italiani è in calo del 16 per cento (15.490) e quello degli stranieri si impenna di oltre il 75 per cento, arrivando a quota 17.032 tra denunciati e arrestati.
A delinquere, sia tra gli italiani che tra gli stranieri, sono soprattutto i ragazzi nella fascia d’età 16-17 anni, quasi il doppio rispetto ai 14-15enni: nel 2022, su 32.522 minori segnalati, 20.710 erano nella prima fascia anagrafica, 11.812 nella seconda. Crescono in particolare i reati violenti: soprattutto lesioni, risse e rapine. In calo i furti, che restano comunque il reato contestato più frequentemente, mentre lo spaccio riguarda meno del 10 per cento del totale delle segnalazioni.
Anche qui, purtroppo, il trend relativo ai minori stranieri mostra un andamento crescente per tutte le fattispecie di reato esaminate nel report con un chiaro picco proprio nel 2022. Gli under 18 arrivati da oltreconfine superano i minori italiani nei furti (4.198 a 2.921), nelle rapine (1.711 contro 1.464), nella ricettazione (793 a 622), nei casi di violenza sessuale (159 a 132), nelle risse (553 contro 404), nei danneggiamenti (1.156 contro 1.075) e nelle segnalazioni per resistenza e violenza a pubblico ufficiale (853/791). Ai minori italiani restano il non invidiabile primato negli omicidi consumati (17 a 10) o tentati (59 a 27), e quelli per le segnalazioni relative a estorsioni (272 a 203), lesioni (1.830 contro 1.739), minacce (812 a 721) e spaccio (1.465 contro 1.206). Tornando alla violenza sessuale, rispetto al 2010 le segnalazioni di minori per questo reato sono in leggero calo, passando da 40 a 35 casi.
Quanto alle vittime, nella gran parte dei casi si tratta di coetanei, spesso ragazze, in molti casi minori di 14 anni. E tra i giovanissimi criminali, come ha spiegato ieri Delfini, emerge «un’assoluta mancanza di consapevolezza del proprio agire, con un utilizzo della violenza sproporzionato rispetto all’obiettivo, nonché una mancanza di empatia con la vittima, come si evince dalle violenze sessuali di Caivano o Palermo». Anche i social giocano un ruolo, in quanto proprio i messaggi violenti postati dagli autori «aumentano la spettacolarizzazione di questi atti e il rischio di emulazione per ragazzi che non hanno ancora sviluppato una capacità critica», conclude il dirigente della Polizia.