La sinistra che rosica per Musk

La sinistra che rosica per Musk

La kermesse di Atreju non è ancora iniziata, ma il rosicamento di intellettuali e stampa di sinistra ha già raggiunto livelli di guardia. A partire, come era facilmente intuibile, dalla partecipazione di mister X, cioè di Elon Musk, per arrivare al ct della Nazionale Luciano Spalletti, trafitto dalla acuminata penna di Massimo Gramellini e accusato di aver tradito il mandato di allenatore di tutti gli italiani accettando l’invito di Giorgia Meloni che, fino a prova contraria, di tutti gli italiani è premier.

Ma torniamo al numero uno di Tesla che rappresenta la nemesi, in carne, ossa e microchip, di tutte le ossessioni di una certa gauche. Perché? Innanzitutto perché è libero. Libero di dire, di fare, di costruire, di lanciare veicoli lungo le strade e proiettare razzi e satelliti nello spazio, di rompere le uova nel paniere del politicamente corretto e persino – udite, udite – di andare nella tana di Fratelli d’Italia, ospite della presidente del Consiglio. Ospitata che, viste le pubbliche e indignate reazioni, pare essere la cosa più scandalosa che il non esattamente pacato patron di Tesla abbia fatto in vita sua. Ma tutto questo clamore è più che comprensibile, perché il signor Starlink è la scintilla che fa partire il cortocircuito, l’intelligenza non artificiale che genera soqquadro nell’orticello ben rasato dai giardinieri del flebilissimo pensiero woke. Ha elettrificato il mondo con le sue Tesla senza mai scivolare nell’ideologismo green estremo, dimostrando che futuro, progresso e sostenibilità non sono parole buone solo per le proteste degenerate di Ultima Generazione e, addirittura, possono convivere nella stessa frase. Ma sono tanti i motivi per cui la sinistra ha in odio l’uomo più ricco del mondo, a partire, appunto, dal fatto che è l’uomo più ricco del mondo. Traguardo che dovrebbe essere una medaglia al valore ma che, nel mondo al rovescio dei nipotini di Marx e dei profeti della tristissima decrescita felice, diventa una colpa inestinguibile. Per non parlare delle sue posizioni sugli italiani che devono figliare per non estinguersi e i suoi attacchi alle Ong che gestiscono i flussi migratori verso il nostro Paese.

E poi c’è il caso Twitter, anzi X. Il magnate insaziabile ha preso il salottino social più radical chic ed elitario del mondo e lo ha rovesciato in una piazza dove tutti possono dire quello che frulla loro per la testa, portando ai limiti estremi – sì, a volte magari anche un po’ troppo – il free speech. Ma, in tempi di mozzatori di lingue seriali e di accaniti sbianchettatori di storie, culture e parole è un anticorpo che scuote un Occidente sempre più intorpidito. Non pago, ha pure restituito all’ex presidente Donald Trump il maltolto, cioè l’account bannato a vita dalle suorine del buonismo social.

E capite bene che, alla sinistra che ama definirsi progressista e che eleva il green a religione, crea ben più di qualche turbamento pensare che Musk – scorrettissimo riccone – sia l’uomo che inventa il futuro e fa andare le macchine a batteria. Cioè tutto quello che avrebbero voluto fare loro. E lui, senza alcuna pietà sparge sale sulle ferite e va pure ad Atreju, alla corte di Giorgia Meloni. Così la sinistra, non potendo far proprio il feticcio Musk, decide di screditarlo e derubricarlo a ciarlatano del populismo mondiale. O, ancor più maldestramente, di esibirsi in uno stucchevole gioco delle differenze: eh, ma lui è padre di 11 figli, due dei quali avuti probabilmente con l’utero in affitto, lui si fuma le canne in diretta tivù, lui è contro i combustibili fossili (che poi mica è vero, altrimenti come spedisce i razzi nello spazio?) eccetera eccetera. Come se i punti di contatto fossero più con loro che con le destre e, soprattutto, come se Musk dovesse prendere la tessera di Fratelli d’Italia e non, più semplicemente, portare il suo contributo a una kermesse politica. Il plurimiliardario non ha ideologie né partiti ma, con tutte le sue contraddizioni, è un’icona futurista per chiunque creda in quella galassia di libertarismo che ribolle con insofferenza sotto la cappa del politicamente corretto. Dimostra che un altro futuro è possibile e non è quello dei cliché che da quarant’anni la sinistra mette in menu. E poi, a dirla tutta, Musk ha rubato il progresso ai progressisti ed è per questo che loro gliela hanno giurata.

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