La Fed studia tre tagli ai tassi nel 2024

La Fed studia tre tagli ai tassi nel 2024

Tre tagli da un quarto di punto nel 2024: la Federal Reserve indica quale sarà la rotta dei tassi e dichiara ufficialmente conclusa la stagione dei restringimenti della politica monetaria sulla falsariga di quanto fece Paul Volcker negli anni Ottanta. Non è del tutto la traiettoria auspicata dai mercati, che scommettevano su quattro sforbiciate e su circa 100 punti base di «dimagrimento» , ma dai cosiddetti «dot plot» (i pallini che indicano quale sarà la parabola impressa al costo del denaro) emerge con chiarezza la virata a 180 gradi compiuta dalla banca centrale Usa: solo tre mesi fa era previsto un solo aggiustamento nel corso del prossimo anno. Il ritorno alla normalità sarà spalmato su tre anni, con altre quattro riduzioni nel ’25, a cui si sommeranno l’anno seguente tre ritocchi verso il basso che porteranno i tassi fra il 2 e il 2,25%. Un percorso verso una «bonanza» monetaria che Wall Street ha salutato subito con un balzo di 400 punti e un aumento dell’1,2% a un’ora dalla chiusura, col Dow Jones proiettato per la prima volta oltre quota 37mila punti. Se oggi dalla Bce arriveranno le stesse indicazioni confortanti, è pacifica un’identica reazione da parte delle Borse europee.

Una Fed nettamente più dovish, insomma, anche se la riunione di ieri si è conclusa con il costo del denaro fermo al 5,25%-5,5%. Le forti screziature da colomba sembrano giustificate nelle nuove previsioni che inglobano una crescita un po’ meno solida, con il Pil che si espanderà dell’1,4% nel 2024 contro l’1,5% delle stima precedente, ma senza cadute in recessione. È un atterraggio morbido: «Gli indicatori suggeriscono che la crescita ha rallentato rispetto al ritmo sostenuto del terzo trimestre», spiega l’istituto di Washington. La forza del mercato del lavoro dovrebbe consentire di mantenere stabile al 4,1% la disoccupazione nel prossimo triennio stabile. Dopo tanto lottare, la Fed vede il filo del traguardo più vicino. Concetto ribadito in conferenza stampa dal presidente Jerome Powell, secondo cui gli sforzi della banca centrale per raffreddare i prezzi hanno iniziato a prendere piede. «L’inflazione è scesa dai suoi massimi – ha detto – , e ciò è avvenuto senza un aumento significativo della disoccupazione. È molto positivo», ha proseguito Powell. Ma «l’inflazione è ancora troppo alta. Il progresso continuo e la sua caduta non sono garantiti. E il percorso da seguire è incerto. Quando valutiamo le nostre mosse non pensiamo alla politica, ma a quale sia la cosa giusta da fare». Parole da cui traspare una nota polemica nei confronti del segretario al Tesoro, Janet Yellen, tornata ieri a ribadire che i prezzi al consumo stanno «scendendo in modo significativo». L’andamento del carovita è stato comunque rivisto al ribasso: dal 2,8% di quest’anno, scenderà al 2,4% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e al 2% nel 2026, anno in cui il target di riferimento di Eccles Building sarà centrato.

Da qui ai prossimi mesi, il compito della Fed sarà l’attento monitoraggio su tutti i fronti, poiché i «pieni effetti della stretta monetaria non sono ancora stati avvertiti», ha affermato Powell. Che, in sussulto di cautela fuori tempo massimo, ha avvisato che «siamo pronti a inasprire ulteriormente la politica monetaria, se opportuno». Un caveat che non spaventa più nessuno.

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