“In Iran deve sparire la Repubblica Islamica”, parla il figlio dello Shah

"In Iran deve sparire la Repubblica Islamica", parla il figlio dello Shah

Quando ha visto per l’ultima volta l’Iran, Reza Ciro Pahlavi aveva appena 17 anni. Era infatti il 1977 e l’allora adolescente figlio dello Shah Reza Pahlavi lasciava il Paese per frequentare alcune accademie militari all’estero. Per questo probabilmente, al momento di andare via da Teheran, mai avrebbe pensato di non poter più mettere piede in territorio iraniano. Due anni dopo la rivoluzione islamica, guidata dall’ayatollah Khomeini, ha rovesciato il governo dei Pahlavi e lui, da principe ereditario all’estero, si è così trasformato in un ragazzo costretto all’esilio.

Oggi il figlio dell’ultimo sovrano dell’Iran pre ayatollah è tornato a parlare e all’AdnKronos è intervenuto in merito non solo la situazione interna all’Iran, ma anche alle vicende belliche che stanno caratterizzando il medio oriente. Un filo comune lega il suo pensiero su entrambi gli argomenti: per vedere migliorata la situazione a Teheran e nella regione, secondo Pahlavi occorre liberarsi della Repubblica Islamica.

Le dichiarazioni di Pahlavi sulla questione israelo-palestinese

Il padre con Israele intratteneva importanti rapporti, di natura sia politica che commerciale. Forse per questo Reza Ciro Pahlavi ad aprile si è recato a Tel Aviv e a Gersualemme, in quella che i media dello Stato ebraico hanno definito come una visita storica. Nel momento di massima tensione infatti tra Israele e l’Iran, l’erede dello Shah ha incontrato sia il presidente israeliano Isaac Herzog e sia il premier Benjamin Netanyahu.

Il dossier relativo alla questione israelo-palestinese è quindi molto caro al figlio di Pahlavi. “Condividiamo un antico legame biblico con il popolo ebraico – ha spiegato sull’AdnKronos – Infatti, il giorno dopo la mia visita in Israele, gli iraniani in uno stadio di pallavolo hanno gridato cori pro-Israele con una mossa senza precedenti”.

Israele e Iran quindi, secondo la sua visione, devono tornare a essere Paesi e governi amici. Per farlo però, dovrebbe cadere il governo degli ayatollah. Reza Ciro Pahlavi ha scandito più volte quest’ultimo punto nelle sue dichiarazioni. “L’unica soluzione al conflitto israelo-palestinese e, più in generale, alla pace in Medio Oriente – si legge nelle sue affermazioni – è il crollo della Repubblica islamica in Iran che sta finanziando, aiutando e dirigendo gruppi terroristici come Hamas per seminare caos e instabilità nella regione”.

“Questo regime – ha poi proseguito – prospera nel caos e nel conflitto e, finché sarà al potere, non consentirà una soluzione diplomatica del conflitto”. In poche parole, secondo l’erede dello Shah è impossibile pensare a dei veri processi di pace finché la Repubblica Islamica continuerà ad avere in mano le chiavi del governo iraniano.

La situazione interna all’Iran

Ovviamente nel corso dell’intervista, Reza Ciro Pahlavi si è concentrato anche sulla situazione interna al suo Paese. Una situazione che può osservare solo da lontano, non potendo con la sua famiglia fare ritorno in patria. Ad ogni modo, le sue parole appaiono importanti per via del ruolo rivestito dai suoi antenati nella recente storia iraniana. Da qui, gli appelli affinché i suoi concittadini possano proseguire con le proteste iniziate nel 2022 e che hanno portato in piazza soprattutto i più giovani. Quelli cioè che all’epoca della cacciata del padre e dell’avvento di Khomeini non erano ancora nati.

“Un Iran democratico può diventare il fulcro della stabilità in Medio Oriente – ha dichiarato Pahlavi – proprio come lo era prima del 1979, quando avevamo ottimi rapporti sia con Israele che con i suoi vicini arabi. Abbiamo per questo mantenuto la pace nella regione. Questo è esattamente il ruolo che l’Iran può svolgere nuovamente dopo la caduta del regime islamico”.

“La mia visione per la nostra regione vede un Iran che ricerca relazioni pacifiche, produttive e prospere con tutti i nostri vicini basate sul rispetto reciproco, sulla sovranità nazionale e sugli interessi collettivi – ha proseguito il figlio dello Shah – Abbiamo visto molti video di miei compatrioti che si rifiutano di calpestare e profanare la bandiera israeliana, americana o britannica che le autorità mettevano a terra davanti alle porte e agli ingressi degli edifici. Siamo orgogliosi della nostra storia e amiamo la nostra Nazione, ma questo orgoglio e amore, per noi iraniani, non è mai al costo di odiare gli altri”.

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