Taranto, la giunta di centrosinistra traballa

Taranto, la giunta di centrosinistra traballa

Un anno fa il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci era stato rieletto con il centrosinistra dopo che qualche mese prima fu mandato a casa da una parte della sua stessa maggioranza. A sostenerlo oltre il Partito Democratico (di cui faceva parte), un’ampia coalizione formata da 13 liste tra cui i 5 stelle, i Verdi, la civica di Michele Emiliano, il Psi, e altre liste satellite. Ma in meno di un anno ci sono stati gia tre rimpasti di giunta, per beghe tra i partiti.

Nel frattempo il sindaco ha allargato la maggioranza, e come spesso accade in Puglia (Emiliano docet) esponenti eletti all’opposizione, tra cui gli stessi “traditori” che lo avevano fatto cadere, sono passati in maggioranza. Tra questi Massimiliano Stellato, passato dal centrodestra a Italia Viva, di cui è diventato coordinatore regionale. Nel frattempo Melucci è uscito dal Pd, senza specificarne precisamente le ragioni. Il motivo velato è che aveva bisogno di tenere le mani libere con il governo, in particolare con il ministro Fitto, che detiene dossier importanti per Taranto: Ilva, i giochi del Mediterraneo, il Cis, e il miliardario Just Transition Fund. E per Melucci il legame con il Pd e soprattuto con Michele Emiliano risultava un ostacolo a questo progetto.

Domenica scorsa a sorpresa il sindaco di Taranto ha fatto la sua comparsata all’assemblea nazionale di Italia Viva a Roma, sedendo addirittura accanto a Matteo Renzi. E proprio dopo l’intervento di apertura dell’ex presidente del Consiglio, ha preso la parola Melucci per annunciare il suo ingresso in Italia Viva, entrando immediatamente nella cabina di regia come responsabile Blue Economy e Transizione. Ovviamente ha fatto molto discutere la compatibilità tra Renzi, fautore dei decreti che hanno salvato Ilva, e il sindaco delle ordinanze per chiuderla (una ancora pendente al Tar). Persino durante il suo intervento all’assemblea di Italia Viva, Melucci ha sciorinato dati su malattie e bambini. E in contrasto con la linea scientista e industrialista fin qui portata avanti da Renzi. Ma addirittura Italia Viva è diventato il primo partito in consiglio comunale, facendo aderire al partito di Renzi consiglieri raccattati dal centrodestra.

La cosa ovviamente ha fatto discutere molto a Taranto, città in questi giorni alle prese con la crisi Ilva ormai arrivata al capolinea.

I partiti di maggioranza non hanno gradito la scelta, anche perché nel programma elettorale di Melucci che tutti hanno firmato è chiaramente espresso l’obiettivo della chiusura dell’area a caldo, e quindi la fine di Ilva.

Il primo a dichiarare la contrarietà a questa operazione di palazzo è stato il leader dei Verdi Angelo Bonelli, che in campagna elettorale era venuto a sostenere Melucci, come pure Conte e Letta.

Successivamente è scattata la rivolta dei circoli del Pd, che hanno altrettanto duramente attaccato Melucci accusandolo di scadimento della politica e mercimonio.

Ieri sono stati i 5 stelle ad annunciare l’uscita dalla maggioranza, con un peso politico notevole considerando che a Taranto il leader grillino è l’ex sottosegretario e ora vice di Conte Mario Turco (papabile futuro candidato sindaco).

A questo punto rimanevano solo il Partito Democratico e le civiche di Emiliano. Per questa ragione Melucci ieri mattina convocando una riunione di maggioranza ha detto che il Governatore è d’accordo con lui e con Renzi. Cosa subito smentita dallo stesso Emiliano a mezzo stampa. E siccome in Puglia decide tutto il governatore, subito è arrivata la rottura ufficiale. Con un comunicato a firma dei segretari regionali di Pd, 5 stelle, Psi, Verdi e Con: “In poco meno di 18 mesi la Giunta comunale ha subito decine di cambi, il trasformismo e i cambi di casacca sono stati numerosi. Abbiamo assistito ed assistiamo ad un teatrino deprimente, discussioni false sul programma mentre oramai il maggior partito della coalizione è diventata la forza che ha come leader l’ex Presidente del Consiglio che negava il problema ambientale a Taranto ed è stato fautore dell’introduzione dello scudo penale e dei decreti che imponevano l’apertura dello stabilimento ILVA in barba alle salvaguardie minime tutele ambientali e sanitarie. Senza contare che oramai gli esponenti che abbiamo battuto nelle urne e non avevano partecipato al nostro progetto iniziale sono parte integrante di questa coalizione egemonizzandone il peso politico” hanno scritto i segretari regionali del centrosinisra-Il tutto mentre l’ILVA rischia il collasso senza nessuna salvaguardia per i lavoratori e per la salute e lo stesso Melucci si presta ad operazioni ancillari con Fitto che in parallelo occulta accordi al ribasso con la multinazionale indiana, che ha dimostrato non avere a cuore il benessere delle comunità territoriali”.

Prosegue la nota: “Un mese fa avevamo appreso che il sindaco voleva occuparsi solo della città e cercava nuovi stimoli solo nell’affrontare i problemi che attanagliano Taranto, mentre in 9 giorni lo ritroviamo leader del partito di Renzi (quello dei decreti) snaturando completamente la coalizione iniziale. Non possiamo più accettare questo stato delle cose. Diverse forze – chiude la nota dei segretari- hanno già annunciato l’uscita da questa maggioranza e altre lo annunciano con questo documento, ritenendo come unica possibilità di dialogo con Melucci il ripristino della maggioranza risultata vincitrice alle ultime elezioni e l’azzeramento dell’attuale composizione della giunta. Una ripartenza nel rispetto del mandato elettorale”.

La richiesta dei partiti del campo largo è netta: fuori Italia Viva o fanno cadere il sindaco di Taranto. L’inghippo però lo nota l’onorevole di Fratelli d’Italia Dario Iaia:Questa sera il centro sinistra pugliese usa il pugno di ferro nei confronti del Sindaco Melucci. Mi chiedo: prima di prendere posizione hanno avvisato i propri consiglieri comunali che voteranno senza esitazione il bilancio di Melucci?”. Come già accaduto con gli assessori infatti, non è detto che i consiglieri comunali, pur di mantenere la poltrona, seguano le indicazioni del partito. A quel punto la politica sarebbe definitivamente morta, e i partiti perderebbero totalmente la loro funzione e credibilità. Un problema ulteriore considerando che sono gli stessi che proprio a Taranto pretendono di avere voce in capitolo, e forse tornare a gestire, l’Ilva.

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