È l’ultimo mese dell’anno e dalle parti della sinistra è appena iniziato l’ennesimo round interno. I colpi bassi, prima assestati dalla destra, ora arrivano solo dagli ex compagni di lotta. Carlo de Benedetti, editore e imprenditore da sempre vicino alla sinistra, anche quella più radicale, è un fiume in piena contro le due figure simbolo della gauche nostrana: Elly Schlein da una parte e Maurizio Landini dall’altra. La sua intervista a il Foglio è un mix di stoccate al Pd, considerato un partito “finito”, e al sindacato rosso che, nella versione di De Benedetti “ha già fallito”.
Le stoccate al Pd di Schlein
Sarà una colazione aspra e pesante quella dei maggiori esponenti del Partito democratico e delle figure di spicco della Cgil. L’intervista di De Benedetti, da sempre vicino alle istanze della sinistra, è una critica a tutto campo sia della sinistra parlamentare sia della sinistra sindacale. L’editore non fa prigionieri e passa subito all’attacco della nuova paladina dem che, tra l’altro, lui stesso ha sostenuto. Ora, dopo averla vista al comando delle operazioni del Nazareno, il passo indietro è notevole ma, visti i risultati ottenuti da Schlein e soci nell’ultimo periodo, per nulla sorprendente.
“Guardi – premette De Benedetti incalzato da il Foglio – io Schlein l’ho appoggiata e anche aiutata in qualche modo”. Il passo di lato è dietro l’angolo: “Pensavo che fosse la persona giusta di cui il Pd aveva bisogno. Pensavo fosse un cambiamento vero”. Un risveglio difficile per l’ex sostenitore della paladina democratica. Anche se il vero nodo politico, secondo De Benedetti, è l’inconsistenza di un Partito democratico in crisi d’identità. “Dare addosso a Schlein è troppo facile – spiega – Il partito non c’è più da prima di Schlein e io per la verità non so nemmeno che politica esprima ormai. Credo nessuna”. Un sentimento che, seguendo gli ultimo sondaggi, alleggia anche tra gli elettori italiani. “Non sta nemmeno facendo un’opposizione comprensibile”, chiosa De Benedetti. “Mi sembra un partito esangue – dice – si aggrappa a tutto: si è aggrappato al Movimento 5 stelle e poi a Salvini”.
De Benedetti attacca Landini
Le frecciatine a Schlein diventano sassate contro Maurizio Landini e la Cgil. Il nuovo ruolo del numero uno della Cgil, molto più a suo agio nella dinamica politica quotidiana che al fianco dei lavoratori, è una delle critiche più fondate dell’Ingegnere. Il paradosso denunciato da De Benedetti è applicabile in politica interna come in politica estera. Il risultato non cambia: “Mi impressiona – spiega l’editore di Domani – un sindacato che fa ideologia anziché occuparsi della scomparsa della Fiat, o dei salari”. La polveriera mediorientale, tra le enormi tragedie che tutt’ora sta provocando, ha avuto un unico effetto positivo: svelare questi paradossi ideologici. “Quella del salario minimo – spiega De Benedetti per semplificare – era una proposta giusta. In Francia e Germania i sindacati l’hanno ottenuto. La Cgil, invece, dove era?”. La risposta dell’imprenditore riesce a cogliere il punto: “Il sindacato italiano manifestava a favore della Palestina, ecco che faceva Landini, non arrivando neppure a capire la differenza tra Hamas e palestinesi”.