“Ceneri dei defunti in casa”. Arriva la svolta del Vaticano

"Ceneri dei defunti in casa". Arriva la svolta del Vaticano

Nessuna dispersione delle ceneri del defunto in natura, ma il Vaticano, con il benestare del Papa, apre alla possibilità di conservare le ceneri in un luogo caro al defunto o alla sua famiglia, dunque anche a casa. Pur con alcuni paletti, la svolta è arrivata con una nota della Congregazione per la Dottrina della Fede in risposta a due quesiti dell’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Maria Zuppi, in merito ai fedeli defunti sottoposti a cremazione. Una possibilità che nel 2016 non era contemplata.

Il primo paletto indica che sia l’autorità ecclesiastica ad autorizzare la conservazione delle ceneri e valutare la richiesta dei familiari; il secondo: solo una «minima parte» può essere tenuta in un luogo significativo per la storia della persona morta. «È possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente – si legge nella nota a firma del Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale Fernandez – per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici per non disperdere la memoria nominale». Il tutto sempre che sia «escluso ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista».

La nota arriva in seguito ai quesiti posti dal cardinale Zuppi che ricorda di aver «costituito nella sua diocesi una Commissione, allo scopo di dare una risposta cristiana a vari problemi che derivano dal moltiplicarsi della scelta di cremare i defunti e disperdere le loro ceneri in natura». «Lo scopo – scrive Zuppi – è anche quello di non far prevalere i motivi economici, suggeriti dal minor costo della dispersione, e dare indicazione per la destinazione delle ceneri, una volta scaduti i termini per la loro conservazione». Ed ecco i due quesiti: «Tenuto conto del divieto canonico di disperdere le ceneri di un defunto, analogamente a quanto accade negli ossari, ove si depositano e conservano cumulativamente i resti mineralizzati dei defunti, è possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente, per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici per non disperdere la memoria nominale?». Ed ancora: «Si può concedere ad una famiglia di conservare una parte delle ceneri di un familiare in un luogo significativo per la storia del defunto?». L’ex Sant’Uffizio risponde ad entrambi i quesiti in maniera affermativa.

Ma cosa si intende per «luogo significativo»? Un «luogo caro al defunto è anche la casa, certamente – precisano fonti dalla Santa Sede – varia da persona a persona. Sarà il vescovo a decidere se autorizzare o meno, sempre con i limiti imposti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede».

La pratica della cremazione, approvata dalla Chiesa e sempre più diffusa anche tra i cattolici, resta però oggetto di critiche. Tra queste quella del teologo americano Scott Hann che sull’argomento ha scritto un saggio dal titolo «Io credo risorgerò» (edizioni Ares). «Nella vita, non trattiamo i nostri corpi come templi sacri» ma «li maltrattiamo, mangiando troppo o troppo poco, negandogli il sonno necessario, riempiendoli di sostanze tossiche. Ma quando la morte inevitabilmente arriva, come trattiamo questi corpi? Oggi, sempre più persone li bruciano. Non seppelliamo i corpi. Non li trattiamo come li trattavano i nostri antenati, con grande rispetto e con attenzione».

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