35 milioni al fondo Alzheimer, Neurologo Rossini: “Bene, ma mancano fondi per ricerca applicata”

35 milioni al fondo Alzheimer, Neurologo Rossini: "Bene, ma mancano fondi per ricerca applicata"

L’Alzheimer è una delle patologie che colpisce gli adulti in età avanzata e contro la quale non esiste (ancora) una cura. Si sta lavorando e si sta facendo ricerca in tal senso. La strada è ancora molto lunga, anche se piccoli e grandi risultati si continuano a ottenere, nella speranza di arrivare, un giorno a qualcosa di definitivo. L’Italia vanta in questo ambito il progetto Interceptor, un progetto nazionale di salute pubblica finanziato da Aifa e dal ministero della Salute per la messa a punto di uno strumento per la diagnosi precoce di demenza. Il suo coordinatore è Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabiltazione dell’Irccs San Raffaele di Roma e coordinatore nazionale progetto Interceptor.

Nel commentare l’aumento delle risorse a 35 milioni milioni di euro in tre anni per il Fondo Alzheimer, il direttore ha sottolineato come la comunità scientifica che lavora e fa parte del progetto Interceptor “concorda con i principi generali dell’emendamento” alla Manovra, “sostanzialmente in linea con le finalità dell’Intergruppo parlamentare sulle neuroscienze e l’Alzheimer“. Tuttavia, ci tiene a sottolineare quello che definisce come “Un punto dolente“, ossia “la mancanza di risorse per la ricerca applicata“. Si tratta della ricerca che permette gli avanzamenti clinici e nell’assistenza, “sostenuta dai finanziamenti agli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), dei progetti indipendenti dell’Agenzia italiana per il farmaco come pure dell’Istituto superiore di sanità“.

Ora, prosegue Rossini, la comunità scientifica di Interceptor, “spera vivamente che nel passaggio parlamentare in Senato sia possibile approvare un sub-emendamento che permetta questa fondamentale integrazione“. Viene comunque messo in evidenza che “più di un milione di pazienti (di cui circa tre quinti affetti da Alzheimer), ed altrettante famiglie, avranno un poco di sollievo da questo finanziamento“. Sono in dirittura d’arrivo dei farmaci che aiutano a contrastare la malattia ma solo se vengono somministrati nelle primissime fasi: “La ricerca applicata per una diagnosi precoce e l’individuazione rapida di soggetti ad alto rischio sarà l’unica reale strategia per permettere nell’arco di qualche anno di ridurre progressivamente la quota di malati con le forme più gravi di demenza“. Questo darà un gran sollievo alle famiglie, “alleggerendo in tal modo il suo impatto devastante sulla vita di malati e famigliari da una parte e sui costi sanitari e sociali dall’altra“, ha concluso Paolo Maria Rossini.

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