Lo stupro, il festino in Costa Azzurra e le torture alla ex: condannato l’imprenditore lombardo

Lo stupro, il festino e le torture alla ex: le violenze choc dell'imprenditore lombardo

Avrebbe stuprato e torturato la ex compagna durante un festino alcolico in Costa Azzurra (Francia). Un’accusa pesantissima quella nei confronti dell’imprenditore lombardo Alessandro Grasso, 56 anni, che venerdì mattina è stato condannato dal Tribunale di Nizza a 20 anni di reclusione. I giudici francesi hanno inflitto all’imputato la “massima pena possibile” – precisa il Corriere.it – per i reati che gli sono stati contestati. Ora si attende il ricorso da parte dei legali dell’uomo che, dal suo canto, si è sempre professato innocente.

I fatti

Le presunte violenze si sarebbero consumate la notte tra l’8 e il 9 novembre 2019 in un appartamento di Mentone (Costa Azzurra), residenza della vittima, una donna di 67 anni con cui l’imprenditore di Cinisello Balsamo, attivo nel settore immobiliare tra l’Italia e l’estero, in passato aveva avuto una relazione. Da quel giorno, fino ai quattro successivi, il cellulare di Grasso risultava spento. Non riuscendo più a contattarlo, la sorella del 56enne si era recata in caserma a Ventimiglia, dove risultava l’ultimo domicilio dell’uomo, per presentare denuncia di scomparsa. Ai militari dell’Arma aveva raccontato di aver ricevuto notizie da una persona che il fratello avesse partecipato a un festino alcolico in Costa Azzura culminato con il ricovero, in gravi condizioni, di una donna, la quale presentava ferite compatibili con una violenza sessuale. A detta della sorella, Grasso si era recato in Francia per capire meglio la situazione. Successivamente si era scoperto che il 56enne era andato all’ospedale dove si trovava la donna ferita ed era stato linciato dai parenti della ricoverata. In quella circostanza la polizia lo aveva arrestato ipotizzando che fosse responsabile degli abusi.

Le indagini

All’inizio delle indagini, gli investigatori francesi avevano preso in considerazione tre ipotesi. La prima: un gioco sessuale tra l’imprenditore e la 67enne, a cui inizialmente c’era stata l’adesione di entrambi, poi degenerato in atroci violenze perché la donna si era rifiutata. La seconda: Grasso era finito in una trappola ordita da qualcuno che, in astratto, avrebbe avuto intenzione di chiedergli un cospicuo riscatto economico (ma non sono mai stati individuati gli eventuali ideatori dell’ipotetico tranello). E la terza ipotesi: la responsabilità unica e piena del 56enne rispetto alle torture inflitte alla vittima dopo una serata di eccessi alcolici. Alla fine gli inquirenti hanno ritenuto verosimile l’ultimo scenario, poi consolidato in un solido impianto accussatorio a carico dell’indagato.

La vittima sottoposta a interventi chirurgici

Decisiva è stata la testimonianza della vittima che, davanti ai giudici francesi, ha raccontato il lungo calvario ospedaliero a cui è stata costretta a seguito delle violenze. Nel corso degli anni, infatti, la donna si è sottoposta a molteplici e delicati interventi chirurgici, con anche operazioni per la ricostruzione dei tessuti connettivi lesionati. Venerdì mattina, la Corte del Tribunale di Nizza ha condannato Grasso a 20 anni di reclusione per lo stupro e le torture. Ora la parola passerà alla difesa del 56enne che tenteranno il tutto per tutto per salvare l’imputato dal carcere.

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