Accompagnate alla porta. Del garage. Senza conceder loro nemmeno l’indennità di liquidazione. Fine carriera. Punto e basta. Una dozzina di auto, malcontate, che dal prossimo anno, resteranno solo belle fotografie, destinate a venir incorniciate dalla polvere della nostalgia. Come la Ford Fiesta. Quarantasette- anni- quarantasette di servizio permanente effettivo, successo e longevità che si debbono anche ad un atto di «grazia» di re Juan Carlos di Spagna, all’epoca del suo insediamento sul trono di Spagna. Fine anni Sessanta, per intenderci, quando per Ford l’Europa era unmercato ben poco ricettivo e il segmento B era dominato dalla Fiat 127 e dalla Renault 5. Da qui l’idea di sfidare la concorrenza con una vettura compatta dai consumi contenuti e dalle buone prestazioni. Si, ma dove e come realizzare un’auto simile in Europa?
«Claro que en España», rispose il giovane Juan Carlos, suggerendo agli amici americani di aprire i nuovi stabilimenti Ford in Europa nell’area di Valencia.
Fu Henry Ford II, nipote del leggendario fondatore, a battezzare l’auto col nome di Fiesta, associandolo all’idea di una gioiosa evasione, in stile squisitamente spagnolo, e, naturalmente, per ringraziare dell’ospitalità. E così dal 1976 le Fiesta cominciarono a correre sulle strade d’Europa.
Sette generazioni, stessa gioiosa freschezza, con punte record di vendite come quelle comunicate da Ford per i 30 anni di vita del modello: 12 milioni di esemplari immatricolati in Europa.
Pari alla popolazione del Belgio, per capirci. E da una compatta ad una sportivissima che ha lasciato segni indelebili sull’asfalto e nei cuori. Nascita ed evoluzione, che stanno dentro la parentesi di due T, per un’altra auto, che si congeda definitivamente l’Audi TT, «naturlich». Ideata da un team di quattro persone, innamorate del periodo artistico Bauhaus, al lavoro giornoe notte, col sottofondo musicale di Jimi Hendrix, Frank Zappa e Miles Davis, su un modello a un quarto di scala, da presentare in fretta al gran capo di Audi: Ferdinand Piech. E quel suo «Mi piace» accese gli animi e le luci della ribalta per la TT.
Anno 1995 prima la coupé e poi, via il tetto, la roadster. Linee e «rumori» che sono la colonna sonora della passione, come quella per la Ferrari Portofino, lanciata sul mercato nel 2018 e progettata dal designer Flavio Manzoni: tetto rigido retrattile, motore V8 biturbo da 600 CV e un nome da «bella vita» che non ha bisogno di spiegazioni tanto che, per la presentazione ufficiale, il 7 settembre del 2017, fu allestita una chiatta di un chilometro e mezzo, ormeggiata di fronte alla mondanissima piazzetta del Borgo. E il Castello Brown trasformato in un maxi schermo per accogliere, tra giochi di luci e suoni, un gigantesco logo del Cavallino Rampante che accompagnava il reveal dell’auto.
Addio alle armi, dunque, anche per questa «rossa» in un 2024 che confinerà nell’album dei ricordi (e delle figurine) anche, tra le altre, l’Audi R8 GT, la Chevrolet Camaro Turbo, la Ford Explorer (la PHEV a 7 posti), la McLaren 720S e la versione «Sport Turismo» della Porsche Panamera, probabilmente perché apprezzata solo da pochi estimatori.
Ma nessuna data di scadenza ci impedirà di continuare a sognarle.