La sanità del Lazio inghiottita dalla voragine «ereditata», dice il governatore Francesco Rocca, dalla precedente giunta Zingaretti. Il comparto è in una situazione difficilissima. C’è l’indagine della Procura romana sui bilanci «truccati» delle Asl. E ci sono i magistrati della Corte dei conti che «stanno controllando i bilanci delle aziende sanitarie, che non saranno chiusi fino a quando non faremo le verifiche dovute affinché possa emergere il dato contabile chiaro», ha detto il presidente Rocca presentando il bilancio di previsione 2024-2026. Mentre si affronta l’emergenza di Tivoli, le liste d’attesa, i pronto soccorso, la situazione finanziaria viene descritta dal governatore come «drammatica». Il debito della sanità ha raggiunto i 22,3 miliardi di euro. Il presidente della Regione ha voluto parlare di responsabilità: «Non sono più disposto a pagare questo tentativo di qualcuno di manipolare ciò che è avvenuto in termini finanziari nel passato. Questo è il nostro primo bilancio: che da oggi in poi i conti siano chiari ma anche le responsabilità. Fino a oggi ho cercato di essere corretto e continuerò a esserlo. Parlerò anche in maniera molto più chiara rispetto a queste responsabilità enormi che noi abbiamo ereditato». Di fronte a 22 miliardi di buco «c’è necessità di un dialogo serrato per mediare tra le esigenze di sviluppo e limitare, allo stesso tempo, l’indebitamento», perché «nel 2023 – ha spiegato – abbiamo pagato un prezzo alto sulla sanità. Ma io sono ottimista» sul futuro.
Intanto ci sono i primi otto indagati per falso nell’inchiesta aperta dalla Procura di Roma sui bilanci della sanità del Lazio. Pochi giorni fa i finanzieri hanno notificato un’informazione di garanzia a otto persone tra direttori ed ex direttori generali delle Asl e delle aziende ospedaliere del territorio regionale. Secondo l’accusa avrebbero offerto una visione alterata del quadro finanziario delle aziende negli anni fra 2017 e 2020, durante la giunta Zingaretti, estraneo all’inchiesta. L’intento sarebbe stato dimostrare che il comparto era sano quando invece era in profonda sofferenza. Sentito in Procura, ma non indagato ed estraneo all’inchiesta, l’ex assessore alla Sanità Alessio D’Amato: «Sono tante le cose che ho denunciato negli anni, fra cui soggetti non accreditati», aveva solo detto ai cronisti uscendo dall’audizione con i pm. Potrebbero arrivare fino a 900 milioni di euro i crediti sanitari su cui mancherebbero i giustificativi, ma le indagini sono ancora in corso. I dirigenti sotto accusa avrebbero approvato note di credito inesatte relative a erogazioni aggiuntive ricevute dalla Regione. I debiti sarebbero stati formulati in maniera tale da poter essere poi cancellati attraverso una regolarizzazione contabile, dando un’immagine edulcorata della reale situazione finanziaria, poi trasmessa ai contabili della stessa regione e quelli del ministero dell’Economia. Proprio grazie a queste note nel 2020 la Regione Lazio sarebbe uscita dal commissariamento iniziato nel 2008.
Il presidente Rocca ha assicurato che «il debito non significa dover tagliare», ma «mettersi su un cammino» di risanamento. Nel nuovo piano sanitario regionale non ci saranno tagli ai posti letto: «Casomai li aumentiamo, visto che nel precedente piano sanitario erano stati dichiarati posti letto mai attivati».