Non c’è pace per il Movimento 5 Stelle, che continua a fare i conti con le divisioni interne anche all’opposizione. Evidentemente alla base di addii e malumori non vi era solamente una fisiologica questione legata alle varie esperienze di governo: ora il malcontento si riversa nei confronti di Giuseppe Conte, smentendo così la narrazione di un leader in grado di unire la galassia grillina. Il M5S a Bruxelles rischia di andare in frantumi, con l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo sul piede di guerra che ha denunciato una serie di atteggiamenti da parte dell’ex presidente del Consiglio verso cui ha indirizzato più di qualche frecciata.
Castaldo attacca Conte
A creare forti tensioni è il rimescolamento dei ruoli nel Movimento. Per l’11 dicembre è stata convocata una consultazione in rete degli iscritti 5S, chiamati a esprimersi per votare – tra le altre cose – i componenti per i comitati nazionali previsti dallo Statuto. C’è un piccolo particolare: Castaldo, che prima svolgeva il ruolo di coordinatore del Comitato per i rapporti europei e internazionali, adesso non figura tra le proposte. Da qui la decisione dell’europarlamentare di scrivere una lettera aperta agli attivisti del M5S.
Nella missiva non passano di certo inosservate la bordate destinate a Conte. Ha parlato di “epurazione” puntando il dito contro una logica bollata come “brutale“: dal suo punto di vista il lecito pluralismo sarebbe stato sacrificato in nome della volontà di annientare le diverse posizioni non del tutto simmetriche a quelle del leader. “Mi si epura senza neanche preavvisarmi, semplicemente poiché ho fatto proposte ed esposto pensieri non perfettamente allineati, anzi non azzerbinati ai voleri del Capo Unico e Supremo, Giuseppe Conte“, è la sua tesi. A cui ha aggiunto un’altra considerazione: forse per evitare sgradevoli conseguenze sarebbe meglio “essere silenti su certe situazioni“.
Cosa potrebbe esserci dietro una mossa del genere? Secondo Castaldo il fastidio dei vertici del Movimento potrebbe risiedere in un elenco di sue azioni passate, dall’aver espresso solidarietà e sostegno al popolo ucraino all’essersi speso per impedire che le nostre imprese vengano svendute a Pechino. Non si è fermato qui e ha riservato un altro siluro politico all’ex presidente del Consiglio, a cui ha imputato la tendenza a “dire tutto e il contrario di tutto in funzione di un sondaggio elettorale appena schiaffatogli sulla scrivania dall’amico del cuore Casalino“. A tal proposito ha citato la piroetta sui decreti Sicurezza, prima approvati con il governo gialloverde e poi messi nel mirino.
L’europarlamentare ha affermato che Conte non ricerca il potere per agire “ma agisce per ricercare il potere“, magari con la speranza di riuscire a riprendersi la poltrona a Palazzo Chigi. In conclusione Castaldo ha lanciato un appello a chi come lui, nonostante le delusioni, non si è ancora arreso e crede nel progetto iniziale del M5S: “In quel che resta del MoVimento che fu, la democrazia non esiste. Questo è il momento di agire. Io ci sono, leale alla causa, mai servile a una persona“.
Il M5S in Europa interpella i probiviri
In serata fonti del Movimento a Bruxelles hanno riferito all’Adnkronos che la scorsa settimana la delegazione dei 5 Stelle al Parlamento europeo ha chiesto al Collegio dei probiviri di intervenire ed esprimersi: nello specifico è stato chiesto di verificare se i comportamenti messi in atto da Castaldo configurino ripetute violazioni dello Statuto e del Codice etico.
Le ammonizioni (al momento solo teoriche) nei suoi confronti? Decine e decine di votazioni in dissenso, chiusura “totale” dei rapporti “anche personali” con il resto della delegazione, linee di condotta “in grave violazione” del rispetto del lavoro portato avanti dai colleghi e dagli organi del M5S, il tentativo di “gettare discredito” verso i componenti della delegazione. Sarà interessante assistere allo sviluppo dell’ennesima diatriba interna al Movimento: un’altra grana per Conte, che si avvicina alle prossime elezioni europee del 2024 non solo con l’incubo di un flop alle urne ma anche con l’ombra di una forte spaccatura a Bruxelles.