Ognuno esprime il dolore come riesce e come crede. Gino Cecchettin (nel tondo), il papà di Giulia uccisa a coltellate da Filippo Turetta, ha deciso di rivolgerlo verso l’esterno, di trasformarlo in lutto pubblico e di fare della sua tragedia uno strumento per sensibilizzare gli uomini a cambiare.
Stasera continuerà questa sua battaglia andando ospite nello studio di «Che tempo che fa» per il suo primo faccia a faccia, dopo molte interviste. Con Fabio Fazio ripercorrerà la tappe di un dramma diventato simbolo della lotta ai femminicidi e approfondirà il discorso, pieno di amore e di dignità, che ha pronunciato nel Duomo di Padova durante i funerali della figlia. Parole che hanno commosso le migliaia di persone che hanno seguito la funzione sui maxi schermo allestito sulla facciata della basilica.
Qualcuno storcerà il naso osservando l’attivismo di Cecchettin (e anche di Elena, la sorella di Giulia), la volontà di esposizione mediatica e anche l’annunciato «impegno civile» (lascerà il lavoro da ingegnere informatico) che potrebbe magari sfociare in impegno politico, che al momento lui esclude. Qualunque sia la sua legittima decisione, la speranza è che non si faccia strumentalizzare da nessuno. Perché la lotta contro la violenza sulle donne dovrebbe restare unica, senza colore e senza ideologie.
Comunque, stasera, Gino sarà da Fazio intorno alle 21. «Il dolore ce l’ho dentro e mi accompagnerà per sempre. Ma ciò che mi preme ora è fare in modo che, finita l’emozione, non ci si torni ad assopire», ha spiegato nei giorni scorsi il padre della ragazza uccisa a soli 22 anni. «Noi italiani siamo bravi ad avere slanci civili, ma siamo anche capaci di dimenticare in fretta – ha continuato -. Il rumore è il campanello che ogni mattina ci deve tenere svegli e farci chiedere cosa abbiamo fatto per far finire i femminicidi. Quando ho parlato di un impegno civico ho voluto dire che, con una Fondazione o in altro modo, io voglio dedicare la mia vita a far sì che non ci sia un’altra Giulia. Per me bisogna partire dall’educazione». Un invito subito accolto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che ha invitato le scuole a leggere il discorso di Gino agli studenti.
Del resto il suo messaggio ha avuto un’eco sorprendente. «Mi ha fatto molto piacere – ha detto ancora -. Significa che probabilmente ha centrato i punti. Da parte mia non c’è rabbia, ma dolore. E si riesce a trasformarlo in qualcosa di positivo solo attraversandolo, non evitandolo. È quello che ho imparato con mia moglie Monica (morta un anno fa), poi quando è mancato mio padre e adesso con Giulia».
A chiedergli di scendere in politica è Luca Martello, il sindaco di Vigonovo, il paese in cui abita. «Papà Gino ha tutte le carte in regola per mettersi a servizio della politica, magari come senatore o del sociale». Qualunque cosa decida, si deve già guardare dagli sciacalli. In rete sono cominciate a circolare voci di presunti post sessisti (e politici) scritti in passato dal medesimo Cecchettin che, prontamente, tramite il suo avvocato, si dice pronto a far intervenire la legge in difesa sua e della sua famiglia.