Il flop del Reddito di cittadinanza sta tutto nei numeri. Uno spreco di denaro pubblico che non ha prodotto gli effetti sperati a livello occupazionale. Il fallimento del sussidio grillino sulle politiche attive del lavoro è certificato dalle cifre snocciolate dal direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridi in un’intervista a la Repubblica. Trentaquattro miliardi spesi per il Rdc dal 2019, ma solo 1.500 contratti sottoscritti grazie alle agevolazioni per i percettori della misura. Il che significa che ogni assunzione è costata ai contribuenti ben 22 milioni di euro. «Dall’aprile del 2019 ad oggi sono stati spesi circa 34 miliardi per un importo medio mensile a famiglia di 540 euro al mese», spiega Caridi. Il picco di spesa pubblica per l’assegno voluto dal M5s è stato toccato nel 2021: 8,8 miliardi per 1,3 milioni di famiglie. Il mese in cui lo Stato ha speso di più è stato il gennaio di quell’anno, con 1,4 milioni di nuclei percettori. Cifre raggiunte sempre durante il governo giallorosso di M5s e Pd guidato da Giuseppe Conte. Caridi, nominato a febbraio 2022, sottolinea il flop della parte sulle politiche attive del lavoro, sulla collocazione occupazionale dei percettori del Reddito di Cittadinanza: «Non ha funzionato il collegamento con le politiche attive. Le agevolazioni all’assunzione dei percettori non hanno superato i 1.500 contratti dal 2019 a oggi». Numeri impietosi, eppure il M5s con il Pd a rimorchio continua a difendere il sussidio bandiera dei pentastellati.
Secondo Caridi, però, il meccanismo di inserimento nel mercato del lavoro sarà migliorato grazie a Siisl, la misura introdotta dal governo Meloni a partire dallo scorso primo settembre dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza. «L’incrocio tra domanda e offerta sarà sempre efficiente e supportato dall’intelligenza artificiale», continua il direttore generale dell’Inps. Una pagina nuova rispetto agli sprechi dell’era contiana. L’intervista di Caridi ha innescato lo scontro tra la maggioranza e il M5s. «Ogni posto di lavoro ci è costato più di 22 milioni di euro. Un inaccettabile sperpero di risorse pubbliche quello voluto dal Movimento 5 Stelle e dal suo presidente Conte, a cui il governo Meloni ha posto fine», affonda il colpo il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti. «Un fallimento su tutta la linea!», conclude Foti. «Prima di parlare a vanvera, i parlamentari di FdI dovrebbero imparare a leggere e, soprattutto, a capire i dati», reagisce scomposto il deputato del M5s in Commissione Lavoro Dario Carotenuto. Che si giustifica: «Il Dg dell’Istituto di previdenza ha citato solo il numero delle assunzioni di percettori di Rdc agevolate, ossia avvenute grazie agli sgravi contributivi che abbiamo previsto nel 2019». La senatrice grillina Elisa Pirro tira in ballo «il fallimento dei centri per l’impiego nelle regioni di centrodestra». La capogruppo di Fdi in Commissione Lavoro alla Camera Marta Schifone parla di «risorse pubbliche scialacquate senza ritegno». Per il senatore di Fdi Ignazio Zullo l’esperienza di governo del M5s è stata «un disastro senza precedenti». Intanto, come annunciato da Caridi, l’Inps avvierà da metà dicembre le domande per il nuovo Assegno d’inclusione. Ma l’ultimo paradosso è in Sicilia. Il M5s ha presentato un emendamento alla finanziaria regionale per riconoscere sgravi fiscali alle aziende che assumono gli ex percettori del Rdc. «Meloni li ha liquidati con un sms, Schifani li ha illusi con un comunicato stampa», dice Nuccio Di Paola, deputato regionale e coordinatore siciliano del M5s.