L’auto di Jerry Calà in “Vacanze di Natale 1983”: la prima in un cinepanettone

Screen

Scende dall’auto affondando un piede nella neve. Il calzino è rigorosamente bianco, la scarpa di cuoio marrone. Si sfila gli occhiali da sole e contempla la scena, prima di guadagnare l’ingresso per andare ad accarezzare il pianoforte. La vettura che l’ha trascinato fino a lì, a Cortina D’Ampezzo, è la prima a comparire in un cinepanettone natalizio all’italiana. Trattasi, infatti, di “Vacanze di Natale 1983”, primo capitolo di una saga destinata a premere la gente nei cinema sotto le feste, intridendole di trash e risate smorzate.

Lui è Jerry Calà – il pianista Billo nel film – ingaggiato per intrattenere gli ospiti nella desiderabile località invernale, ma troppo spesso distratto dalle lusinghe del gentil sesso e, per questo, rimbrottato dai suoi committenti. La macchina che ha sfidato le alture e la nevicata per portarlo a trascorrere quel periodo assieme a Christian De Sica, Claudio Amendola, Karina Huff, Stefania Sandrelli, Antonella Interlenghi e Marilù Tolo – tutti raccolti sotto la regia di Carlo Vanzina – è di un rosso elettrico.

Si tratta di una Innocenti Mini de Tomaso Turbo, risultato alquanto gradevole e performante dell’acquisizione del marchio Innocenti da parte dell’italiana de Tomaso. Verniciatura bicolore, aggressiva presa d’aria collocata sul cofano, potenti fari fendinebbia e si va a scalare i tornanti. Senza troppa fatica, soprattutto grazie al motore Leyland 1300 da 71 cavalli, ispirato – ma poi evolutosi – a quello della Mini Cooper. Quarant’anni fa, in Italia, la rivale di questo autentico gioiello era l’Autobianchi A 112 Abarth.

Arriva, Jerry, sospinto dalle inconfondibili note di “I like Chopin”, dei Gazebo. E ancora non può saperlo, certo, ma quel primo lavoro del ciclo renderà la piccola e scattante Innocenti iconica, in quanto antesignana delle vetture che compariranno in seguito nella caterva dei cinepanettoni nazionali. La pellicola, inoltre, fece decollare le vendite del modello, diventato in fretta iconico tra i trentenni e quarantenni che la ammirarono al cinema.

Un’alleata formidabile per Billo che, del resto, fa sapere espressamente che “Non sono bello, ma piaccio” e deve calarsi in un contesto di “Sole, whisky e sei in pole position”, come osserva provvidenzialmente il “Dogui”. Sulla scia di quel successo, l’Innocenti creò un modello successivo soltanto un anno dopo. Il cambiamento fu marcato: un motore da 993cc sorretto da 72 cavalli e una velocità lambita di 165 km/h. Una storia sufficientemente gloriosa, almeno fino al 1990, quando la Innocenti viene assorbita dalla Fiat, che decide di mettere la Mini de Tomaso Turbo fuori produzione. Fine di un’era, ma non del culto: a quarant’anni di distanza se ne sta ancora nitidamente impressa nella memoria collettiva, slacciando sorrisi e ricordi.

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