«L’impegno della Chiesa è combattere l’illegalità con la legalità», fa sapere ieri la Cei, la Conferenza del vescovi italiani. È la prima reazione pubblica dopo una settimana in cui sulla Cei e sul Vaticano sono piovute quotidianamente paginate di rivelazioni sui rapporti con Mediterranea, la organizzazione pro-migranti guidata dall’antagonista Luca Casarini. Combattere l’illegalità con la legalità dicono i vescovi: peccato che il loro beniamino Casarini abbia agito, secondo l’inchiesta della procura di Ragusa, abbondantemente fuori dai sentieri della legge, e che per questo i pm abbiano chiesto di rinviarlo a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato dall’accusa di avere agito «per trarne profitto». Ma la Cei neanche ieri scarica Casarini, continua a parlare di «presunto favoreggiamento», e se la prende con la pubblicazione delle chat «in modo strumentale e improprio», «una pratica che merita sdegno e disappunto».
Disappunto comprensibile, in effetti. Man mano che intercettazioni e accertamenti contabili venivano pubblicati da La Verità, i vescovi si sono trovati costretti a elaborare una linea di difesa. Non devono essere stati giorni facili. Perché nelle carte dell’indagine pullulano di nomi di porporati di primo piano, a partire dal numero 1 della Cei, l’ex arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, registrato ripetutamente mente parla con il cappellano di bordo della Mar Jonio, la nave di Mediterranea. Zuppi appare come lo sponsor di Casarini dentro il Vaticano, il promotore dell’incontro dell’ex antagonista con Papa Francesco. Ma Zuppi non è solo: nelle intercettazioni due vescovi, Mario Grech e Augustus Lojodice, vengono indicati come così legati a Mediterranea che la loro promozione a cardinali viene vissuta dalla ong come un omaggio di Bergoglio.
Della dimestichezza con cui Casarini e i suoi si muovono negli ambienti vaticani, della conoscenza dettagliata che mostrano delle dinamiche ecclesiastiche, il comunicato della Cei non dice nulla. Non spiega perché, nella nobile campagna in soccorso di profughi e migranti («Ogni vita va salvata!») il Vaticano abbia scelto come interlocutore privilegiato proprio la ong di Casarini, senza nemmeno effettuare una due diligence sui suoi conti. Col risultato che i fondi dell’8 per mille sono finiti anche a ripianare le spese private dell’ex leader dei centri sociali.
Sul tema cruciale dei finanziamenti arrivati a Mediterranea, la nota si limita a dire che «la Cei non ha mai sostenuto in modo diretto «Mediterranea Saving Humans» e di avere «accolto una richiesta presentata da due Diocesi in una cornice ampia». Peccato che nelle intercettazioni si apprende che l’idea di fare passare i soldi attraverso i vescovi di Napoli e Palermo per evitare contatti diretti con Mediterranea sia stata partorita proprio dai vertici della Cei; «È stato come sempre geniale Zuppi che ha avuto l’idea di proporci per Mediterranea di aggirare la Cei e di passare attraverso Czerny e Hollerich», ovvero i cardinali Michael Czerny e Jean Claude Hollerich. Ai calcoli della Verità, che parla di due milioni in tutto, la Cei ribatte che si tratta solo di 400mila euro. La sostanza non cambia.