L’esplosione dell’odio antisemita nei campus americani e il supporto espresso da tantissimi giovani per Hamas affondano le loro radici nei fondi esteri ricevuti dagli istituti. Un’indagine dell’Isgap (Institute for the study of global antisemitism and policy) ha rivelato che la maggior parte dei finanziamenti destinati ad alcune tra le università più prestigiose degli Stati Uniti provengono dal Qatar, il maggior sostenitore del movimento terroristico palestinese.
Il denaro viene inviato tramite la Qatar Foundation for education, science and community development (Qf), un’Ong fondata nel 1995 dall’emiro Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani. Nel suo statuto, la fondazione viene definita “istituzione privata di pubblica utilità”, nonostante il capo dello Stato del Golfo ne sia il presidente. La Qf, inoltre, limita le proprie donazioni a un piccolo numero di università d’élite, in modo da massimizzare la propria influenza ed essere utilizzata come strumento di soft power da parte delle autorità qatariote.
La maggior parte dei fondi, circa 3 miliardi di dollari, è diretta a dipartimenti di Studi mediorientali, un chiaro segno del fatto che il Qatar voglia “ripulire” la propria immagine esercitando un certo controllo sui programmi seguiti dagli studenti stranieri che, come sottolineato nel rapporto dell’Isgap, “spesso difendono il Paese per la loro gratitudine nei confronti della Qf e del suo ruolo nel finanziamento della loro esperienza universitaria”.
New report by @ISGAP1: Qatar , the main funder of Hamas, is also the leading funder of American universities
This explains why @Harvard, @MIT, @Penn and many other top US universities have turned into Hamas mouthpieces. pic.twitter.com/FXl0jv28iK— Dr. Eli David (@DrEliDavid) December 8, 2023
I bersagli principali di questa “campagna di influenza” dell’Emirato sono la Texas A&M University, la Virginia Commonwealth University, la Georgetown University, la Weill Cornell University, la Northwestern University e la Carnegie Mellon University. Tutti questi istituti hanno stretto accordi con la fondazione qatariota, di cui solo due sono stati resi pubblici (con svariate censure) grazie alle pressioni del dipartimento dell’Educazione statunitense. Una mancanza di trasparenza, questa, che secondo l’Isgap potrebbe essere un’indicazione della volontà di Doha di far sparire le prove di influenze illecite all’interno del mondo accademico.
Sospetti ulteriormente rafforzati dal fatto che le università hanno continuamente violato la sezione 117 dell’Higher education act, secondo cui gli istituti devono dichiarare qualsiasi donazione o accordo con un ente straniero che superi i 250mila dollari. L’Isgap ha sottolineato anche che il Qatar utilizza società terze o progetti in cui sono coinvolti atenei dell’Emirato per inviare denaro nei campus statunitensi. L’università di Yale, per esempio, ha ricevuto fondi tramite la banca Santander e la compagnia spagnola Iberdrola, nascosti sotto la maschera di collaborazioni nel campo della ricerca o borse di studio.
Con l’inizio delle indagini su tre degli atenei più prestigiosi degli Stati Uniti, Harvard, Mit e Università della Pennsylvania, per “l’antisemitismo dilagante” nei loro istituiti, vi è la possibilità che le autorità di Washington dedichino più attenzione anche alle manovre del Qatar e alla sua massiccia infiltrazione nel mondo accademico. Il danno, però, potrebbe essere irreversibile e le università americane, per ora, continuano ad essere dei veri e propri megafoni per Hamas e gli Stati che lo supportano.