– Parto dalla questione del loggionista della Scala, vicenda che – vi giuro – pensavo si fosse conclusa ieri sera. Invece oggi Repubblica ha regalato a tal Marco Vizzardelli, 65anni, giornalista, simpatico loggionista, antifascista, la sua giornata di gloria. Dopo Carola Rackete, Aboubakar Soumahoro e Mimmo Lucano ecco a voi il nuovo martire della sinistra, vessato dal regime poliziesco brutto e cattivo che ha osato (che scandalo!) chiedergli i documenti per identificarlo. Salvatelo, per il bene suo e della sinistra, prima che lo facciano santo.
– Il commento più sciocco che abbia letto sulla questione lo scrive Stefano Cappellini, e me ne dispiace perché pur intelligente non riesce a scrollarsi di dosso questa verve antifà che ogni tanto gli fa scattare la tastiera rossa e lo fa sragionare. Titolo della delirante rubrica: “Nell’Italia di Meloni se sei antifascista arriva la Digos”. Quello che Cappellini non vuol vedere è che, come confessato dallo stesso Vizzardelli, l’urlo alla fine dell’inno di Mameli era una contestazione ai danni del presidente del Senato, seconda carica dello Stato che – anche se vi sta sulle palle – gli agenti della Digos debbono proteggere evitando rischi inutili. Nessuno scandalo. Nessuna eccezione fascista. Nessuna “Italia di Meloni”. E far intendere che a chiamare le Digos sia stato il partito di governo è una bufala talmente grossa da gridare vergogna.
– Vorrei far notare che l’urlo antifà è scattato a luci spente. E – per quanto controllati all’ingresso – nessuno poteva escludere, sentito quel grido, che il soggetto in questione volesse procedere anche ad altri atti violenti. Quindi magari identificarlo sarà stato un eccesso di zelo, sono d’accordo con voi, ma col senno di poi è semplice dire “era solo un inno alla Resistenza”. Se un giorno ammazzano il presidente del Senato, cosa farebbero secondo voi all’agente che non avesse provveduto all’identificazione?
– Ultima precisazione: il loggionista ispira simpatia, ma sarebbe arrivato il momento di smetterla con questa storia di additare la destra italiana di “fascismo” o di non considerarla pienamente nell’alveo democrazia con la scusa dell’antifascismo. Lo scorso 25 aprile, Meloni e il suo partito sono stati molto chiari. Abbiamo perdonato a Napolitano&co. le simpatie per il comunismo più sanguinario, perché non fare lo stesso pure con La Russa?
– Il commento più intelligente sulla questione, invece, arriva da un poliziotto: Pasquale Griesi. Il quale fa notare che “viva l’Italia antifascista” oppure “via i fascisti” oppure “La Russa vattene” sono grida che si sentono salire anche dalle piazze “antifasciste” violente di Milano, Torino e Bologna dove i poliziotti vengono picchiati. Inneggiano all’antifascismo e lanciano sassi agli agenti. Ecco perché era necessario identificare Vizzardelli per assicurarsi che fosse un banale loggionista e non un antagonista dal cazzotto facile.
– Pare ci sia un’operazione internazionale per silurare Ursula von der Leyen e mettere Mario Draghi alla guida della Commissione europea. Lui ufficialmente smentisce ed è proprio questo a rendere credibile l’intera faccenda: quando “smentì” a destra e a manca di voler salire al Quirinale, poi ci provò davvero. Dunque…
– Non sorprende che gli attivisti di Ultima Generazione siano andati al Pantheon a interrompere la messa per leggere i loro proclama. Se bloccano il traffico figuratevi se si fanno problemi a bloccare un Gloria. Ciò che preoccupa, sinceramente, è che il monsignore abbia lasciato che parlassero senza interromperli e abbia permesso che rimanessero accanto all’altare durante la comunione. Come se la Messa, la Transustanziazione, il Cristo morto e risorto siano diventati un dettaglio, insignificante, in una Chiesa così attenta al Creato e poco rispettosa del Sacro.
– Bisognerebbe abbracciare Jannik Sinner, cui questa rubrica non ha risparmiato critiche (o meglio: attendiamo la vittoria di uno Slam per unirci al coro degli elogi totalizzanti). Jannik oggi dice: “Se sto o no insieme a una ragazza, non lo metterò mai sui social. Non ho bisogno di mettere una foto per far vedere a tutti che sono fidanzato”. Chapeau.
– Un signore che di nome fa Jon e di cognome Rahm, sconosciuto ai più ma due volte campione Major di golf, ha scelto di fare armi e bagagli e trasferirsi nella Superlega araba dove lo copriranno d’oro con 550 milioni di bei dollari sonanti. Subito sono esplose le polemiche perché pare che la scelta potrebbe lasciarlo fuori dalle Olimpiadi e dalla Ryder Cup. Capisco tutto, i valori dello sport e ogni cosa. Però signori miei, come già detto per Ronaldo: parliamo di 550 milioni di dollari, chi di voi avrebbe risposto “no”?
– A pochi giorni dal Natale, a Napoli aumenta la vendita al dettaglio di droga. Si vede che quest’anno vanno di moda regali stupefacenti.
– Finalmente Gramellini arriva lì dove pure i bimbi riescono ad arrivare. Ovvero a capire che l’unico modo che la sinistra ha per vincere le elezioni consiste nel proporre agli italiani un candidato premier non di sinistra (tipo Renzi). Non ci voleva una scienza: è dal 1994 che i dem non riescono a prevalere davvero alle tornate elettorali. E no, non tirate fuori Prodi, il quale vinse solo mettendo insieme un’armata Brancaleone peraltro prevalendo per uno sputo di voti.
– Donald Trump scherza dicendo di voler fare il dittatore per un giorno e i media progressisti lo prendono sul serio. Credono sinceramente che possa essere un pericolo per la più grande democrazia del mondo. Ora, signori miei, va bene tutto, però il Tycoon è già stato presidente degli Stati Uniti per quattro anni. Se avesse voluto fare il dittatore, non pensate che ci avrebbe già provato?