Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l’altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori “l’altro”. Il parlamento è il nuovo Squid Game.
“Una vita in vacanza” canta Lo Stato Sociale, se non in vacanza è sicuramente una vita tranquilla, agiata. Calma, senza troppi impegni. Di chi? Ovvio, dei parlamentari. In questo giorno di festa (non per tutti) voglio farvi arrabbiare. Vi porto dentro il Parlamento dove, i deputati e i senatori, si godono la pacchia. Invidia sociale? Affatto! Qui parliamo di politica e, soprattutto, proviamo a smascherare l’opposizione.
In questi mesi dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle fino ai Verdi di Sinistra Italiana si è levato il grido di “vergogna” contro il governo reo, a loro dire, di esautorare il Parlamento. Di tenerlo fuori dai giochi, dalle discussioni importanti. Accuse su accuse, urla su urla, dichiarazioni su dichiarazioni. Eppure, sono loro i primi a disertare l’Aula, a prendersi giorni di riposo, ad allontanarsi dal Palazzo nonostante siano proprio loro ad invocarlo. Illazioni? Macchè! La prova sta nei fatti. Più volte i leader dei partiti di opposizione hanno richiamato il governo, i ministri alle proprie responsabilità. “Venga convocata urgentemente l’Aula” hanno tuonato innumerevoli volte. Peccato, però, che ogni volta l’Aula fosse deserta. Vuota. Nonostante l’urgenza, nonostante la convocazione.
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È successo con il ministro della Difesa Guido Crosetto chiamato con “urgenza” a riferire in Parlamento dopo le sue dichiarazioni su alcuni magistrati impegnati a contrastare l’esecutivo Meloni. Volete sapere quanti deputati erano presenti in Aula? Solo 30 su 400. Un po’ pochi. Come mai? Era venerdì. Già, perché i nostri politici lavorano solo dal martedì pomeriggio al giovedì mattina. Mica male per uno stipendio che si aggira intorno ai 14mila euro al mese. Aula vuota anche per altri temi considerati “urgenti”: dal fine vita alle discriminazioni, dalla manovra alla violenza contro le donne. Come il 22 novembre quando, il Senato, riunito con “urgenza” su sollecitazione della sinistra dopo il feroce delitto di Giulia Cecchettin era deserto.
“Quando non siamo in Parlamento e perché siamo in missione” dicono loro. Molto spesso, però, le “missioni” sono a pochi chilometri dal proprio luogo di residenza. Altro che vacanza, essere eletti (per alcuni) è come vincere a “turista per sempre”.