Fallisce l’euro blitz sulla casa. La direttiva case green è stata approvata ma in una versione mitigata e priva di gran parte delle euro follie previste nella versione iniziale. Ieri pomeriggio a Bruxelles è stato raggiunto un accordo alla riunione del trilogo, i negoziati informali tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, sul testo finale. Rispetto alla versione originale vari punti sono stati modificati confermando l’impianto che era già emerso nella riunione del trilogo dello scorso 12 ottobre in cui il governo italiano aveva svolto un’importante attività per cercare di evitare l’ennesima direttiva animata da un ambientalismo ideologico.
L’accordo raggiunto prevede l’obbligo di installare i pannelli solari sugli edifici pubblici e non residenziali di grosse dimensioni escludendo l’edilizia residenziale mentre l’obbligo di abbandonare i combustibili fossili nelle abitazioni è stato spostato dal 2035 al 2040. Proprio su questo punto e sul tema delle caldaie a gas si era concentrata la trattativa. Rimane inoltre la possibilità per gli Stati Membri di fornire incentivi per i sistemi di riscaldamento ibridi mentre l’adesione allo schema degli incentivi finanziari per i mutui «green» è diventato opzionale, inoltre gli obiettivi di riduzione del consumo medio di energia per il parco edilizio residenziale sarà del 16% nel 2030 e del 26% nel 2035.
Esprime soddisfazione l’europarlamentare della Lega Isabella Tovaglieri: «La casa degli italiani è salva grazie all’impegno e alla determinazione con cui Lega e governo si sono battuti contro gli estremismi ideologici della direttiva Case green, che avrebbe imposto ai proprietari una salatissima eco-patrimoniale europea promossa da verdi e sinistra».
Positivo anche il giudizio del presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa che spiega: «Dovremo verificare i testi, ma sembra confermato l’approccio di buon senso che ha prevalso nella riunione del 12 ottobre e per il quale anche il governo italiano ha proficuamente operato. Un approccio che elimina gli obblighi diretti per i proprietari, lasciando agli Stati maggiore libertà di azione».
L’idea alla base della direttiva era quella di abbattere le emissioni degli edifici attraverso un piano di efficientamento energetico che interessa anche le case degli europei. Secondo la Commissione Ue gli edifici sono responsabili per circa il 36% delle emissioni e per il 40% del consumo di energia dei paesi comunitari, da qui la volontà di inasprire gli obiettivi di efficientamento. La versione della direttiva approvata dal Parlamento europeo prevedeva che gli immobili residenziali raggiungessero la classe energetica E entro il 2030 e la classe D entro il 2033, obiettivi ritenuti non raggiungibili dal Consiglio Ue che nel trilogo di ottobre aveva già ottenuto una revisione dei target iniziali fino all’accordo di ieri.
Inizia ad essere chiaro alla politica europea che un certo ambientalismo contrario ai ceti più deboli rischia di essere controproducente e, non a caso, il ministro francese degli Affari europei Laurence Boone ha proposto di utilizzare i fondi di coesione per finanziare le case green. Il vento in Europa sta cambiando.