Scozia ko sulla legge gender free. La più alta corte di giustizia civile di Edimburgo ha rigettato il ricorso giudiziario contro il veto costituzionale imposto mesi fa dal governo centrale britannico del conservatore Rishi Sunak sulla legge iper-progressista del governo guidato indipendentisti nazional-progressisti dell’Scottish National Party (Snp). L’iniziativa legale annunciata a suo tempo dall’attuale first minister e leader dell’Snp, Humza Yousaf, in continuità con le scelte del predecessore, Nicola Sturgeon, è stata bocciata a conclusione di una due giorni di udienze dibattimentali: la norma che permetteva di cambiare “genere” più facilmente è stata definitivamente cassata.
In base a quanto stabilito dalla corte presieduta da Shona Haldane, l’intervento del governo londinese sulla legge gender free è stato formalmente legittimo in base a quanto previsto dalla suddivisioni dei poteri costituzionali in Gran Bretagna. Il governo scozzese ha ventuno giorni per decidere se vuole ricorrere in appello contro la sentenza, il caso potrebbe finire di fronte alla Corte Suprema di Londra. Ribattezzata Gender Recognition Act, la legge assicurava il diritto di libero cambiamento anagrafico di genere sessuale in Scozia a partire dai 16 anni di età con la semplice iscrizione a un registro ad hoc.
Una volta entrata in vigore la legge in Scozia – 86 voti favorevoli e 39 contrari al termine di un dibattito a dir poco intenso – il governo di Sunak non ha concesso il suo benestare. Secondo Londra, infatti, il contenuto era incompatibile con alcuni principi costituzionali generali validi per tutto il Regno, a partire da quelli di uguaglianza e da quelli legati alla differenza di genere delle donne. Secondo gli attivisti contrari al provvedimento, la legislazione avrebbe messo a rischio la sicurezza delle donne e delle ragazze, basti pensare alla situazione negli ospedali.
La legge gender free più liberal al mondo avrebbe tagliato l’obbligo di diagnosi di disforia di genere da parte di un medico per ottenere il cambio di sesso, abbassando il limite d’età da 18 a 16 anni. Un taglio di paletti ma anche di tempi: da un iter di due anni a uno di appena tre mesi. “Questo è un giorno buio per la devoluzione. La sovranità dovrebbe spettare al popolo scozzese, non a un governo di Westminster per il quale non abbiamo votato con la capacità di annullare le nostre leggi. Naturalmente rispettiamo la sentenza della Corte e ci prenderemo del tempo per considerare le sue conclusioni”, il commento del premier scozzese Humza Yousaf: “La sentenza odierna conferma al di là di ogni dubbio che la devoluzione è fondamentalmente viziata. La Corte ha confermato che la legislazione approvata a maggioranza a Holyrood può essere annullata da Westminster. L’unico modo per garantire un vero autogoverno è attraverso l’indipendenza”.