È veramente un colpo di fortuna poter assistere, quasi ogni anno, alla magia del cinema di Woody Allen che, a 88 anni compiuti il 30 novembre, è nelle sale con, appunto, Un colpo di fortuna, il suo primo film girato in francese (Coup de Chance il titolo originale). Ennesima variazione sul tema del caso, dell’amore, del delitto, del castigo e della colpa, che il regista newyorchese ha spesso trattato nei suoi lungometraggi anche più recenti 21 dall’inizio del nuovo Millennio! come Match Point e Irrational Man. In questo suo cinquantesimo e ultimo film ma sono convinto che non lo sia realmente nonostante le sue stesse dichiarazioni Woody Allen costruisce un meccanismo a orologeria che in 96 minuti aurei, titoli di coda compresi, fa appassionare lo spettatore a una storia, thriller e romantica insieme, ambientata a Parigi, in cui il personaggio di Fanny Moreau (una crasi ad omaggiare Truffaut con le sue interpreti Fanny Ardant e Jeanne Moreau?), sposata felicemente con il ricco Jean Fournier, incontra per caso Alain Aubert, ex compagno di liceo. Naturalmente i due uomini non potrebbero essere più diversi tra loro: uno freddo e cinico finanziere, mentre l’altro è uno scrittore bohémien e pure mansardato sui tipici tetti di una Parigi così ben fotografata da Vittorio Storaro. La nostra protagonista, che ha la grazia e la pragmaticità della splendida Lou de Laâge, prende più di un caffè dall’ex compagno di scuola, attirando così le attenzioni del marito geloso e pericoloso. È l’inizio del tipico thriller alleniano in cui ha una parte fondamentale la madre della protagonista, interpretata splendidamente da Valérie Lemercier. Si dice che i grandi autori facciano sempre lo stesso film, esattamente come Woody Allen che però sa ancora come sorprendere lo spettatore grazie a un finale da antologia.