Come due pugili che si sfidano a distanza in attesa del big match, Donald Trump e Joe Biden intensificano gli attacchi verbali, in vista dell’inizio della stagione delle primarie, a gennaio. Il tycoon nelle ultime settimane ha alzato l’asticella della retorica, promettendo alla sua base di duri e puri «Maga», in caso di riconquista della Casa Bianca, di «castigare» i suoi nemici politici, definiti dei «parassiti». Questo, mentre sui media trapelavano i piani di una possibile nuova Amministrazione Trump, che nel suo proposito di «vendetta» intenderebbe esercitare un maggiore controllo sulla Giustizia e punterebbe a sostituire decine di migliaia di dipendenti federali «infedeli». Abbastanza per spingere la rivista The Atlantic a dedicargli un numero monografico – «il pericolo che abbiamo davanti», il titolo – nel quale si elencano tutti i presunti rischi per la democrazia Usa di una sua seconda Presidenza. Attacchi sono giunti anche da destra, con l’ex deputata Liz Cheney, figlia dell’ex vicepresidente Dick e grande avversaria di Trump all’interno del Partito repubblicano, per la quale una nuova vittoria del tycoon farebbe «scivolare l’America nella dittatura». Per questo, l’ex presidente martedì notte è stato costretto, nella sede amica di un incontro con gli elettori in Iowa trasmesso da Fox News, a difendersi dalle accuse di voler trasformare gli Usa in un regime autoritario. «Ha in mente in alcun modo, se rieletto, di abusare del suo potere, di infrangere la legge, di usare il governo per perseguitare qualcuno?», gli ha chiesto la star di Fox, Sean Hannity. Trump ha evitato di rispondere, cavandosela con una battuta: «Non sarò un dittatore, tranne che nel primo giorno. Chiuderò il confine e poi trivellerò ovunque». Il confine è quello col Messico e le trivelle, secondo Trump, dovrebbero allontanare l’America dalla rivoluzione «green» avviata da Biden e riportarla sulla strada dei combustili fossili.
È proprio sul «pericolo Trump» che Biden sta puntando tutte le sue carte per il 2024. «Se Trump non si ricandidasse, non sono sicuro che mi ricandiderei», ha ammesso il presidente Usa parlando ad un evento elettorale a Boston. «Ma non possiamo lasciare che vinca», ha aggiunto. Nel frattempo, mentre i due grandi nemici si preparano al rematch del prossimo anno, in entrambi i campi, quello Repubblicano e quello Democratico, si lavora per trovare delle possibili alternative. Sul fronte Gop, ridotto ora a quattro candidati, si fa largo Nikki Haley. L’ex governatrice della South Carolina ed ex ambasciatrice all’Onu sta emergendo come la migliore degli sfidanti, superando in alcuni sondaggi il governatore della Florida, Ron DeSantis, la cui campagna non è mai decollata. Haley nei numeri è ancora troppo distante da Trump, ma ha appena incassato l’endorsement del miliardario Charles Koch, grande donatore del partito, la cui rete politica può determinare le fortune (o il tonfo) di un candidato. Brillante, preparata, pro Ucraina, con posizioni moderate su temi come aborto e welfare, Haley lotta per essere la numero due, con la prospettiva che Trump finisca per essere azzoppato prima del voto da uno dei suoi quattro processi e 91 capi di imputazione. In quel caso, anche i Dem dovrebbero correre ai ripari. I sondaggi parlano chiaro, l’81enne Biden rischierebbe la sconfitta contro la 51enne Haley. In panchina si starebbe scaldando il governatore della California, Gavin Newsom. Qualche sera fa si è scontrato in tv con DeSantis. La sua performance è piaciuta perfino a Trump.