«Il 19 dicembre annunceremo la rivoluzione fiscale». È il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, di buon mattino, ad annunciare la tanto attesa riforma del fisco. Davanti a un evento organizzato dalla presidente dell’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Milano Marcella Caradonna sulla nuova cooperative compliance, l’esponente Fdi ha annunciato che la riforma – che ha lo scopo di ridurre il contenzioso, modificare la riscossione, venire incontro ad imprese e contribuenti e ridurre la pressione fiscale con l’accorpamento di due aliquote Irpef- verrà presentata in Parlamento il prossimo 19 dicembre.
Di fronte a lui c’è il numero uno dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, riottoso ai microfoni dei giornalisti («Non parlo, buon lavoro») ma generoso nel riconoscere il grande lavoro dell’esecutivo, con cui l’Erario sta riscrivendo assieme, passo passo, codici e tributi, ma soprattutto nell’ammettere gli errori che in passato hanno caratterizzato alcune decisioni delle Entrate e dell’ex Equitalia (oggi Riscossione) per colpa della «giungla di norme tributarie eccessivamente stratificate, con la quale tutti noi abbiamo a che fare ogni giorno».
Una giungla che l’esecutivo sta cercando di disboscare, mentre oggi la parola d’ordine è dialogo («non per fare un favore a qualcuno ma per rendere civile il rapporto tra mondo produttivo ed Erario», sottolinea Ruffini), come dimostra il successo dell’adempimento collaborativo tra le imprese e Entrate a cui si rivolgono le aziende, proprio sull’interpretazione delle norme: «L’anno scorso erano 92, quest’anno sono 112, un buon termometro per capire che questo regime funziona», rivela il numero uno dell’Agenzia, che aggiunge: «Ci sono Gazzette ufficiali difficili da interpretare e rispetto alle quali è facile cadere in errore».
Poco prima lo stesso Leo aveva ammesso che la rottamazione Quater (la cui seconda rata è scaduta martedì) sta andando ben oltre le attese, anche senza la tanto sospirata proroga, ipotizzata ma mai arrivata: «Attendiamo i risultati finali però mi sembra che ci sia stata un’adesione importante. Ora dovremmo appunto valutare quali sono i numeri finali». Ma intanto «dobbiamo portare ordine all’interno della complessa materia tributaria», è il mantra di Leo, un lavoro che però va fatto «con intelligenza, acquisendo elementi valutativi da parte delle categorie professionali, avvocati e commercialisti in particolare».
I tempi per l’approvazione entro fine anno in seconda lettura dei decreti è serratissimo: «Abbiamo presentato sette decreti legislativi, stiamo intasando il Parlamento, le commissioni stanno correndo per approvarli in tempi rapidi. A gennaio – annuncia il viceministro – toccherà a riscossione, tributi e sanzioni», che saranno completamente ripensate o rimosse, quelle per le dichiarazioni erronee. «La semplificazione aumenta l’efficienza del sistema in un momento così complesso e di instabilità», è il ragionamento della Caradonna, padrona di casa assieme al presidente nazionale Odcec Elbano de Nuccio, che parlando di una svolta sul fisco «dopo fiumi di parole» cita i Jalisse, tra i sorrisi dei commercialisti nell’insolita cornice della chiesa di San Gottardo in Corte, alle spalle del Duomo di Milano.