Pollo, yogurt, ananas: ecco le “pizze degli orrori” esposte a Napoli

Pollo, yogurt, ananas: ecco le "pizze degli orrori" esposte a Napoli

Ormai la terrificante “pizza all’ananas” sembra quasi passabile. All’estero, sono andati molto oltre, aggiungendo condimenti che per noi italiani, che di cibo non siamo certo secondi a nessuno, risultano un vero e proprio crimine. Pizza con le banane, condita con la carne di canguro e zebra, ma anche serpenti e grilli e ancora, quelle speziate con il il pollo tandoori immerso nello yogurt o con la cannabis. Ingredienti che con la bontà della semplice pizza margherita, vera regina delle nostre tavole, hanno veramente poco a che fare ed infatti 1 italiano su 3, circa il 36%, ne prende assolutamente le distanze.

L’analisi della Coldiretti

È quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Ipsos, in occasione dell’apertura della prima Pizzeria degli Orrori al Villaggio della Coldiretti a Napoli a sei anni dall’inserimento nella lista Unesco del patrimonio dell’umanità, il 7 dicembre 2017. Un appuntamento per celebrare il piatto più amato della tradizione italiana, ma anche per monitorare e denunciare i tanti scempi che lo storpiano, secondo il rapporto della Coldiretti presentata dal presidente Ettore Prandini.

La delusione degli italiani

I numeri riportati sono impressionanti ma assolutamente prevedibili: il 14% degli italiani che l’ha assaggiata all’estero ha dichiarato di essere rimasto molto deluso, il 22% si è detto abbastanza scontento, mentre il 26% non si è fidato di mangiarla. Sono invece il 6%, gli entusiasti e il 20% a cui è piaciuta abbastanza. Andando nel dettaglio, a deludere è principalmente l’impasto, per il 52%, poi il sapore, per il 48%, gli ingredienti utilizzati (36%) ma anche la loro combinazione (34%). Bocciati anche la cottura (30%), il costo elevato (25%), la preparazione (24%) e la scarsa digeribilità (23%).

La nostra difesa “tricolore”

Garantire l’autenticità della ricetta e dell’arte della preparazione – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandinisignifica anche difendere un piatto parte integrante della nostra tradizione minacciata dalla diffusione di falsi prodotti Made in Italy che hanno raggiunto i 120 miliardi di euro, praticamente il doppio delle nostre esportazioni, sottraendo posti di lavoro e crescita all’Italia“. Un problema quindi non soltanto di “gusto” ma anche di economia e di difesa dei nostri prodotti, che davvero non sono secondi a nessuno.

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