I trafficanti cambiano il modus operandi e abbandonano la Tunisia, dove è calato il pugno di ferro del governo, inaugurando i nuovi viaggi con vetusti pescherecci che possono trasportare centinaia di migranti direttamente da Zuwhara, in Tripolitania, fino a Lampedusa. I prezzi dell’intero tragitto illegale variano a seconda del paese di provenienza: dai 4mila euro per egiziani e siriani, più vicini, agli 8mila dal Bangladesh. E la novità è l’arrivo dei primi palestinesi, il primo novembre, in fuga dalla guerra a Gaza. «Circa 120 dall’inizio delle ostilità – spiega una fonte del Giornale – Non è un grosso aumento rispetto ai numeri precedenti, ma ci si aspetta di più. I palestinesi hanno un problema di tragitto illegale fino alla Libia».
I trafficanti senza scrupoli non fanno sconti e lucrano sul conflitto. Il Giornale è in possesso di un’analisi istituzionale sul nuovo boom dei barconi fatiscenti e cambio del modus operandi. Il 6 ottobre arrivano a Lampedusa 264 egiziani, iraniani, afghani, bengalesi partiti da Sirte, in Cirenaica, la parte orientale della Libia, per poi venire trasbordati su un peschereccio proveniente da Zuwara nell’area di ricerca e soccorso maltese.
Il modus operandi cambia dal 21 ottobre con 245 migranti che hanno pagato fra i 2mila e 5mila dollari il primo «passaggio» diretto da Zuwara all’Italia. Il 25 ottobre stesso schema su un barcone per 347 persone. In ottobre e novembre crollano le partenze dalla Tunisia e aumentano quelle dalla Libia anche del 26%.
Il 31 ottobre vengono segnalati i primi palestinesi in fuga da Gaza. Un motopesca con 426 migranti è partito da Abu Kammash, nei pressi di Zuwara, ma ancora più vicino al confine tunisino. I trafficanti hanno cambiato rotta e tipo di imbarcazione lucrando pure sui palestinesi. Il 4 novembre caricano addirittura 531 persone di diverse nazionalità, che hanno pagato dai 4mila ai 7mila dollari, nascondendoli su un motopesca chiuso con lamiere. Anche gli spazi aperti erano coperti da teloni per non far vedere i migranti. Il 12 novembre fanno partire altri 120 sempre dall’hub in Tripolitania su piccoli barchini per poi caricarli su un peschereccio che attende al largo. Il 14 novembre viene utilizzato uno yacht in vetroresina e sei giorni dopo arriva l’ennesimo motopesca fatiscente che imbarca 576 migranti. Il 27 novembre stesso modus operandi con un costo per tutto il tragitto, compresa la partenza dall’Etiopia, che varia da 3500 a 6mila dollari. Il 12 novembre si sono imbarcati a Zuwara altri palestinesi. Tutti giovani e senza famiglia, probabilmente profughi, ma per l’intelligence e l’antiterrorismo è un campanello d’allarme su possibili infiltrazioni di Hamas e altri gruppi estremisti. «Ovviamente si sta verificando con molta attenzione gli arrivi dei palestinesi dall’area di conflitto – spiega la fonte del Giornale – al momento non ci sono esiti in tal senso. Spesso si radicalizzano dopo, in Europa».
Ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, rispondendo ad un’interrogazione urgente alla Camera, ha specificato che «sono 28mila gli obiettivi sensibili in Italia sul fronte dell’attività di prevenzione e contrasto al terrorismo». E sul protocollo con l’Albania ha smentito la cifra di 200 milioni di euro apparsa sui giornali «è di certo inferiore», ha dichiarato. Ma intanto contro l’intesa si schiera l’opposizione a Rama. Il Partito Democratico albanese guidato da Lulzim Basha, e altri 28 deputati schierati a fianco dell’ex premier di centro destra Sali Berisha si sono rivolti, separatamente, alla Corte Costituzionale del Paese per contestare l’accordo sui migranti siglato da Edi Rama e Giorgia Meloni. In tutti e due i ricorsi, l’intesa viene considerata in violazione alla Costituzione. L’intesa dovrebbe essere sottoposta all’approvazione del Parlamento albanese il prossimo 22 dicembre.