Non può essere considerata legittima difesa «un reazione che avviene dopo il fatto e fuori dal negozio». Il procuratore di Asti Biagio Mazzeo, in un’intervista all’edizione torinese del Corriere della Sera, risponde a chi ha criticato la condanna a 17 anni inflitta dal suo ufficio al gioielliere Mario Roggero per aver ucciso due banditi dopo una rapina. In particolare al vicepremier leghista Matteo Salvini e al suo slogan di sempre sulla difesa sempre legittima. Non in questo caso, secondo il magistrato, che invita a guardare le immagini del colpo agli atti del processo: «Chiunque le abbia viste ha avuto una reazione di repulsione, per quel che è avvenuto: persone rincorse e abbattute in quel modo. Agghiacciante». Roggero è ripreso mentre bracca i fuggitivi fuori dal negozio, gli spara alle spalle e si accanisce su un uomo a terra. «Ci sarà qualcuno – spiega – che è più rigoroso o meno rigoroso, davanti ai casi di legittima difesa o presunta tale, parlo della società e, quindi, anche dell’interno della magistratura, ma qui non si tratta di ragionare per partito preso: in questo caso siamo completamente al di fuori del caso della legittima difesa», dice il procuratore spiegando di non avere gli strumenti per cambiare le leggi, cosa che può invece fare il Parlamento «inserendo nel codice penale cause di giustificazione e attenuanti, che al momento non sono previste». Gli stessi avvocati, questa volta, si sono schierati a difesa dei giudici con un comunicato di fuoco della Camera penale del Piemonte occidentale in cui si afferma che commentare «è legittimo», ma «appare quantomeno inopportuno, se non scriteriato, proporre valutazioni e presunte riflessioni che non tengono conto delle regole del diritto».
Roggero, intanto, ha lanciato un appello sui social in cui chiede aiuto per sostenere le spese legali: «Sosteneteci con le vostre donazioni». La sentenza ha stabilito il pagamento di 480mila euro, immediatamente esecutivo, a beneficio delle famiglie delle due vittime e del rapinatore superstite, ora in carcere, a cui andranno 10mila euro. Trecentomila euro sono stati già pagati lo scorso anno alle famiglie, oltre ad altri 300mila euro fra spese legali, peritali e mediche.