– E adesso siamo ai messaggi di Filippo Turetta che scriveva alla sorella di Giulia Checchettin di farle accendere il telefono. Abbiamo una vittima, abbiamo già l’assassino e pure il movente. Storia finita. Esattamente, a che serve insistere tanto?
– Fanno impressione le fotografie dei soldati di Hamas che si arrendono agli israeliani. Sono in mutande, inginocchiati, disarmati, poi caricati su furgoni e portati nei campi di prigionia. È la prima vera immagine che rende plastica la debacle della formazione terroristica. La quale non aveva alcuna speranza di vincere ma ha provato lo stesso a sollevare in armi i Paesi arabi contro Tel Aviv, senza riuscirci. E ora ne pagherà le conseguenze.
– Sono incredibili i video che arrivano dall’audizione al Congresso Usa dei presidenti delle Università americane come Harvard, Mit e Pennsylvania. Alla domanda della deputata: “è contro le regole invocare il genocidio degli ebrei”, la risposta dei rettori è stata: “dipende dal contesto”. Il contesto, capite? Oppure: “solo se le parole si trasformano in condotta” allora siamo di fronte a “bullismo o molestia”. Ora: capisco il free speech, ma forse stiamo un tantino esagerando.
– E ti pareva che alla Scala non ci scappava la pagliacciata. Un tizio alla fine dell’inno nazionale urla “viva l’Italia antifascista” e lo fa, ovviamente, perché sul palco reale c’è mezzo governo di destra (incluso Ignazio La Russa). Primo: domani si parlerà più di questo che della performance degli artisti e, dopo la buffonata di ieri sui posti a sedere delle autorità, forse sarebbe stato meglio evitare. Secondo: questa storia della Resistenza di fronte all’avanzata dei fasci ha stufato, sinceramente. La Russa, Salvini, Meloni, Fontana e tutti gli altri sono stati eletti democraticamente, non hanno intenti dittatoriali e il fascismo, così come l’antifascismo, è una categoria del passato. Giriamo pagina e, se ci riesce, la sinistra provi a vincere le elezioni anziché urlare inna alla Resistenza dal loggione.
– Vuoi screditare qualcuno? Scrivi che ha avuto oscuri rapporti con la Russia oppure infilalo in una lista di putiniani doc. Possibilmente, fai scrivere il tutto a Jacopo Iacoboni e sei a cavallo. È successo in passato e lo schema si ripete oggi col generale Vannacci accusato di aver avuto chissà quali rapporti con think tank russi. Signori miei: questo è un soldato, è stato a Mosca in missione, avrà gestito dossier scottanti eppure non gli è mai stato contestato nulla fino alla pubblicazione del libro. Adesso che è famoso e scomodo, spuntano mille presunti altarini. Facciamo così: o lo accusate di alto tradimento e intelligenza col nemico, ma portate delle prove, oppure lasciate perdere. Non s’è ancora candidato e già cercate di delegittimarlo. Ps: se continuate così fa incetta di voti.
– Saviano si lamenta perché Salvini non è potuto andare al processo per diffamazione (lo scrittore Elko definì “ministro della Mala Vita”) e ci sta. Il punto è che Roberto, convinto che il mondo ruoti tutto intorno a lui, ne fa una questione personale, parla di un ministro che “scappa” perché “spaventato dal dover rispondere di tutto ciò che ha detto e le minacce che ha fatto nel corso degli anni”. E invece Salvini aveva solo altri eventi in agenda. Credici meno, Robé.
– Anche Angelina Jolie s’è stufata della notorietà e frigna, dicendo che oggi non farebbe l’attrice, che cerca “l’autenticità” e che Hollywood, dove ha vissuto nello sfarzo più totale, è un posto “malsano”. Invece di andare in Cambogia, immaginiamo non esattamente in un monolocale sporco, suggeriamo di passare il resto della vita nelle favelas di San Paolo in Brasile. Vediamo se poi considera “malsana” Hollywood e i suoi ori.
– Difficile dire se – come afferma il direttore Sallusti – Guido Crosetto sia “poco lucido”. Ciò che appare abbastanza evidente è che al ministro scappi facilmente la frizione. Ricordate con Vannacci? Poco dopo la pubblicazione del pezzo di Repubblica con le indiscrezioni sul testo, subito Crosetto definì quelle parole “farneticazioni” che rischiavano di ledere l’immagine delle Forze Armate schierando così un pezzo del governo “contro” un generale le cui idee sono tutto sommato in linea con quelle della maggioranza. Oggi succede più o meno lo stesso: legge il titolo in prima pagina, lo interpreta come un attacco personale e parte a cercare i mandanti. In politica la prima regola è una: prima di spararla grossa, sempre meglio rifletterci qualche ora.
– La Francia fa una cosa sacrosanta, ovvero l’unica riforma della scuola che davvero servirebbe: costringere i professori a bocciare. Se gli alunni sono caproni e non distinguono una somma da una sottrazione, non vanno compresi vanno segati. Per il loro bene. Ma non c’illudiamo: da noi non accadrà mai, visto che hanno promosso col nove in condotta pure studenti che avevano sparato i pallini contro una docente.
– Parigi fa pure di meglio: decide di dividere le classi in tre gruppi formati da bravi, medi e scarsi così da favorire al meglio l’apprendimento di tutti senza mettere la palla al piede ai più capaci. Basta insomma col livellamento verso il basso, di tipico stampo catto-comunista.
– Una giornalista della Bbc teoricamente fuori onda stava facendo un gestaccio alla sua squadra quando è partita la diretta e tutti i telespettatori l’hanno vista col dito medio alzato. Capita. Ma la cosa migliore non è quell’irriverente ditino, ma la faccia della cronista che nel giro di un amen, appena vede la lucina rossa accendersi, riesce a mutare espressione dal sorriso divertito alla serietà più totale. Anche se dentro di sé, lo si nota chiaramente, si stava forse corrodendo per la vergogna. Magico.
– A Tokyo un tassista è stato arrestato e rischia un anno di carcere per aver investito (e ucciso) un piccione. Un piccione.
– Clamoroso video di un missile di Hamas che cade a un centimetro da due ragazzi della periferia di Tel Aviv. Quando si dice che non è il tuo momento di morire: non solo il razzo li ha sfiorati senza colpirli, il che sarebbe bastato a mandarli all’altro mondo, ma non è manco esploso. Che botta di…