“Progressista, moderna, ambientalista, femminista e democratica“. L’Europa del futuro sognata dal Pd è ancora tutta all’insegna dell’ideologia. Lontana anni luce dal pragmatismo che i cittadini, ora più che mai, pretendono dalle istituzioni di Bruxelles. Eppure i dem sono così convinti di quel loro indirizzo da aver addirittura organizzato una convention sull’argomento: appuntamento a Roma i 15 e 16 dicembre prossimi. Elly Schlein farà da cerimoniera e sul palco si alterneranno i grandi nomi dell’euro-progressismo in salsa italica, tra cui il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, l’ex segretario Pd Enrico Letta e Romano Prodi. Proprio lui, il professore a cui molti rimproverano ancora di non aver difeso a sufficienza gli interessi italiani durante il cambio lira-euro.
L’evento – hanno spiegato dal Nazareno – intende essere “un primo appuntamento programmatico in previsione della costituzione di un Forum permanente sulle questioni europee“. Ma sarà anche l’ideale inizio della corsa dem verso le elezioni del giugno 2024. Inoltre, in primavera, l’Italia ospiterà il congresso elettorale del Partito socialista europeo e per quella data i piddini vogliono farsi trovare pronti. Nella due giorni romana del 15 e 16 dicembre – si legge ancora in una nota del Pd – “grandi nomi della politica, della cultura e del mondo accademico dialogheremo in diverse sessioni di lavoro, per costruire l’Europa che vogliamo nel futuro: progressista, moderna, ambientalista, femminista e democratica“.
E qui vale la pena soffermarsi sulle caratteristiche ideali che secondo il Pd dovrebbero trovare espressione nell’Ue del prossimo quinquennio. Stando alle premesse, quella delinata dai dem appare come l’ennesima Europa dei diktat imposti dall’alto in nome di un progresso spesso dissociato dalla vita reale. L’Europa delle case e delle auto green, pronta a intervenire su tutto ma assente quando si tratta di affrontare problemi comuni come quelli legati all’immigrazione. L’Europa laicista attenta all’inclusione e ai diritti ma spesso distratta rispetto alle istanze del ceto produttivo e dei piccoli imprenditori. Proprio rifacendosi a quegli ideali, peraltro, nel Pd di sta ragionando sulla possibilità di creare un centrosinistra delle larghe intese in grado di riunire la gauche nostrana nelle sue varie sfumature.
Peccato però che, al momento, anche quel progetto sia in fase embrionale, se non altro per la mancanza di una figura capace di guidare il processo di coalizione. In molti, tuttavia, sono convinti che in qualche modo un accordo lo si dovrà pur trovare: senza l’ammucchiata rossa, infatti, i dem rischiano l’anonimato politico. Sia in Italia, sia in Europa.