Dopo le polemiche innescate da ANPI e da Cgil alla vigilia della prima del teatro alla Scala di Milano, l’evento più importante per tutta la città, non è mancato chi, prima dell’inizio del “Don Carlo” di Giuseppe Verdi, ha cercato di tenere alta questa polemica, disturbando la presenza degli esponenti del governo. Tutto è nato nella giornata di ieri, quando i sindacati e i partigiani si sono scagliati contro i membri dell’esecutivo, annunciando che non avrebbero partecipato al saluto alle istituzioni, in aperta polemica contro il governo.
Nello specifico, subito dopo l’esecuzione dell’inno nazionale, qualcuno dalla platea ha gridato “Viva l’Italia antifascista” e “No al fascismo“. Al termine del primo atto, Matteo Salvini non ha esitato a criticare questo comportamento: “Opera bellissima poi se uno va a fischiare agli Ambrogini o a sbraitare alla Scala ha un problema, è al posto sbagliato. Alla Scala si ascolta non si urla“. Ignazio La Russa, invece, al termine del secondo ha commentato: “Non l’ho sentito“. In realtà le voci fuori dal coro, in tutti i sensi, sono state solo due all’interno del teatro Piermarini. Tuttavia, sono un termometro accurato di ciò che è l’Italia di oggi, dove da certe parti politiche si cerca di contrastare l’esistenza stessa della democrazia, provando a imporre il pensiero unico al posto del necessario dibattito che dovrebbe contraddistinguere la società civile. L’uomo è stato identificato ed è il loggionista Marco Vizzardelli, giornalista esperto di equitazione. “Sono stato identificato dalla Digos“, ha detto l’uomo.
Com’è tradizione, l’inno di Mameli si è chiuso con uno scrosciante applauso da parte dei presenti. Quest’anno si è fatta sentire l’assenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non è riuscito a partecipare all’evento a differenza degli anni passati. Assente anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che oggi si trovava a Milano per impegni istituzionali e che successivamente si è dovuta spostare per ottemperare ad altri impegni. A rappresentare il governo, però, è arrivato al teatro alla Scala Ignazio La Russa, presidente del Senato e, in quanto tale, seconda carica dello Stato. Con lui, come detto, anche il vicepremier Salvini e poi i ministri Gennaro Sangiuliano ed Elisabetta Casellati. Il posto d’onore, la poltrona centrale del palco reale, è stato assegnato alla senatrice Liliana Segre, come segno della vicinanza dell’Italia alla questione israeliana.