Un’inchiesta diretta dalla Procura di Reggio Emilia vede 26 persone indagate a vario titolo, di cui 22 interessati anche da perquisizioni e sequestri in regioni del Nord e del Centro, per una presunta maxi frode fiscale da 10 milioni di euro. Inizialmente si era parlato di una perquisizione anche nella sede dell’Hellas Verona, ma la notizia è stata smentita dal club di Serie A: “La Guardia di Finanza sta effettuando un’indagine su una società terza e non sull’Hellas Verona. Non è stata effettuata alcuna perquisizione, né nella sede, nè altrove”, si legge in una nota del club scaligero. “Il club – sottolinea l’Hellas Verona – ha spontaneamente messo a disposizione le proprie risultanze contabili relative ai rapporti con detta società, che consistono nella ricezione di sole tre fatture relative al periodo di imposta di quattro anni fa e comunque di modesto importo. La contestazione, si specifica ulteriormente in corso di verifica, potrebbe equivalere a circa 50.000 euro. In ogni caso, si smentisce in maniera categorica che l’oggetto dei documenti fiscali richiesti attenga a contratti di sponsorizzazione, argomento di cui nessuno ha mai parlato”. Tra gli indagati risulta anche il presidente dell’Hellas, Maurizio Setti, che stamani ha ricevuto un avviso di garanzia.
L’inchiesta, ribattezzata “Operazione Cyrano”, riguarderebbe sponsorizzazioni ottenute mediante fatture false emesse da una società “cartiera” al fine di abbattere i costi. L’escamotage sarebbe stato utilizzato da diverse società, attive nella produzione di programmi televisivi e nei settori dei trasporti di merci, edilizi e meccanici tra nord e centro Italia, per una frode fiscale ipotizzata da circa 10 milioni di euro complessivi.
Dall’alba di stamattina sono ancora in corso sequestri e perquisizioni in Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Lombardia e Toscana da parte del nucleo di polizia economico finanziaria delle fiamme gialle diretto dal tenente colonnello Maria Concetta Di Domenica e dalla squadra mobile del dirigente Guglielmo Battisti della questura reggiana. L’indagine è partita dall’analisi dell’attività della società utilizzata come cartiera con sede a Modena (anche se fisicamente non vi era alcuna azienda), ma gestita da due persone residenti nel Reggiano, con oggetto sociale dichiarato “attività delle concessionarie pubblicitarie”, costituita al solo scopo di emettere fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, al fine di consentire ai beneficiari l’evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva.
C’è anche una società con sede a Novara che possiede la licenza per gestire due canali sportivi sulla piattaforma Sky (la tv risulta essere totalmente estranea ai fatti). Tra gli altri presunti utilizzatori della cartiera (verso la quale la guardia di finanza e la polizia di Stato indagano anche per associazione a delinquere), la somma più ingente complessiva di operazioni presunte inesistenti è quella di 1,5 milioni di euro da parte di una società edile di Cavola di Toano, nell’Appennino Reggiano. E poi ancora una ditta di manutenzione macchine e tre società sportive. Infine due che gestiscono corse di rally automobilistico.