L’Europa corre ai ripari dopo l’ennesimo attacco islamista, sabato scorso a Parigi. Perché, spiega la commissaria Ylva Johansson (nella foto), «è il secondo Consiglio di seguito cominciato con delle condoglianze a quei paesi che hanno subìto attentati, la minaccia è concreta, mi preoccupa e rischia di aumentare», dice auspicando che antisemitismo e odio verso musulmani non si affrontino in ordine sparso. Il ministro spagnolo Fernando Grande-Marlaska Gomez, che presiede il vertice Affari Interni a Bruxelles, è convinto che «il rischio zero» non esista. Ma quello odierno legato al terrorismo jihadista è «enorme».
L’Ue certifica dunque che la crisi in Medio Oriente ha effetti sulla sicurezza del Vecchio continente. E Johansson taglia corto: «Con la guerra tra Israele e Hamas, enorme rischio attacchi nell’Ue». L’invito agli Stati e a non sottovalutare i segnali d’odio cresciuti esponenzialmente in rete dal 7 ottobre, prestando attenzione a minacce islamiste e a certi appoggi alla causa palestinese che, conferma la ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, possono talvolta deflagrare in minacce «molto serie» col movimentismo dei pro-Hamas. C’è anche «Frontex» al vertice. E per certi versi non viene celato l’altro possibile link, quello tra terrorismo di matrice islamica e immigrazione clandestina dal Mediterraneo e dai Balcani. «Frontex è oggi più coinvolta nelle operazioni di rimpatri», sostiene Johansson annunciando lo stanziamento di 30 milioni di euro dal fondo sicurezza interna per la protezione dei luoghi di culto e degli spazi pubblici. «Potranno essere utilizzati dagli Stati in modo diverso». La preoccupazione per le festività natalizie è crescente e la Commissione si schiera: più prevenzione del rischio endogeno di jihad, con l’espulsione «rapida di persone che rappresentano un rischio per l’ordine pubblico». E meno veti politici – è l’invito di Johansson – per finalizzare anche il nuovo Patto immigrazione e asilo partendo dai rimpatri comuni. A impensierire la Commissione c’è pure il Niger: la giunta al potere ha abrogato una legge contro il traffico di esseri umani; scelta che potrebbe accrescere i flussi illegali. Di qui la necessità di agire anche sulla dimensione esterna: cooperare con i Paesi di origine e transito nella lotta al traffico di esseri umani, parificarla a quella alle mafie, come già indicato a Palermo dal ministro Piantedosi. Il 7 dicembre, poi il 18, nei triloghi inter-istituzionali mediati dalla Commissione si cercherà infine di arrivare a meta sul Patto.