La lezione del basket agli spogliatoi ribelli del calcio

La lezione del basket agli spogliatoi ribelli del calcio

La sostenibile leggerezza dell’essere dello sport italiano ogni tanto regala momenti di buon respiro. C’è uno Spalletti, di mestiere allenatore, che parla dell’importanza delle scelte anche morali quando pensa ai convocati per la nazionale. C’è un signore che ha fatto moda nel mondo e spiega, con i fatti, ai presidenti del calcio che bisogna saper ammutolire uno spogliatoio: basta confermare un tecnico. Parliamo di Armani e del Messina a contratto rinnovato fino al 2026, nonostante gli alti e bassi della stagione. Direte: più facile gestire una squadra nel basket rispetto al calcio. Non sempre è scontato, soprattutto se ti chiami Olimpia o Virtus. Tutti sappiamo che allenare è mestiere non facile, come tanti altri. Però nel calcio vediamo il peggio. Non basta allenare atleti. Vanno allenati tifosi, dirigenti e soprattutto i presidenti, solitamente i migliori alleati degli sbuffanti da spogliatoio.

Il tecnico non quadra? Basta farsi intendere con modi tanti e parole, anche poche, al momento giusto. Vedi l’ultimo Napoli. I presidenti ci cascano sempre. Mancano risultati? Meglio cambiare. E il retro pensiero spesso non va a buon fine: a stagione conclusa faremo i conti con i calciatori. Invece sarebbe così intelligente parlare solo con i fatti: allungo il contratto all’allenatore e vediamo cosa combinate. Ci sarebbero meno alibi per tutti. Berlusconi ci riuscì imponendo Sacchi a dispetto dei mugugnanti. Moratti provò con Cuper, alla faccia di Ronaldo: non fu un successo. In genere, è stato il miglior alleato dei mugugnanti. Talvolta presidenti e atleti si sostengono a vicenda. Non perché l’unione fa la forza, solo per salvarsi dal dito puntato dei tifosi. Anche Adl, per salvare se stesso, caccia allenatori. Sebbene, nell’ultimo caso, sia scappato il tecnico: per salvare se stesso. E’ raro che la causa di ogni male stia negli errori dell’allenatore e che un subentro cambi faccia, e teste, alla squadra. Ha ragione Spalletti: si vince anche con la morale. Morale è difendere un tecnico. Ma il pallone ha altre morali.

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