“Mi stupisce la posizione di alcuni sindacati che vanno in piazza per rivendicare il salario minimo quando poi vanno a trattare i contratti collettivi e accettano anche contratti con poco più di cinque euro all’ora, come accaduto di recente con il contratto della sicurezza privata. Bisognerebbe essere un po’ coerenti”. Giorgia Meloni, ai microfoni di Rtl 102.5, entra come lama nel burro nell’ipocrisia della Cgil e Landini. Ipocrisia che il Giornale aveva svelato in esclusiva raccontando di come il leader sindacale abbia predicato bene per razzolare malissimo.
Perché, oltre al contratto sulla sicurezza privata citato dal presidente del Consiglio e rinnovato lo scorso 30 maggio, ci sono ben 21 contratti nazionali sottoscritti pure dalla Cgil che prevedono paghe ben inferiori ai 9 euro osannati da Landini. Ci sono gli addetti all’industria delle calzature a 7,9 euro; quelli dell’industria armatoriale a 7,6 euro; quelli dell’industria del vetro e delle lampade a 7,1 euro; gli operai agricoli e i florovivaisti a 7 euro l’ora; gli addetti delle imprese artigiane di pulizia a 8,1 euro.
Doppia morale sulla quale Landini, interpellato sul tema in diretta tv da Giovanni Floris, ha risposto con una supercazzola: “Beh, a parte che ci sono molti di quei contratti lì che sono anni che non si rinnovano perché non c’è l’obbligo a fare i contratti e quindi io riesco a fare i contratti dove anche le controparti sono d’accordo, dove al limite ho la forza per poterli fare; questi sono i settori dove i lavoratori sono più deboli, commercio, servizi, la vigilanza, proprio per questa ragione, noi chiediamo che ci vuole una legge che sancisca il salario orario minimo e sancisca anche la cancellazione dei contratti pirata e che dia valore ai lavoratori“.
Adesso è la Meloni che lo incalza, seppur indirettamente. Chissà se questa volta risponderà argomentando in modo diverso. Intanto il leader Fdi ha posto l’accento anche su un altro tema connesso al salario minimo e da non sottovalutare: “Per paradosso rischia di abbassare gli stipendi, perché il 95% dei lavoratori ha una paga oraria più alta e si rischierebbe di arrivare al paradosso in cui un datore dice: ‘Se posso abbassarla a 9 euro, perché devo pagare di più?’. Certo ci sono poi quelle sacche che prendono meno e sulle quali occorre intervenire come il governo intende fare“.