Una vicenda quasi surreale quella ci arriva dalla contea inglese del Bedfordshire che ha per protagonista una donna trans. Mandie Monroe – professione operatrice comunale – ha fatto causa al Central Bedfordshire Council per molestie. Il motivo? Le è stato chiesto quale nome utilizzasse. “Ti chiami Andy o Mandie?”, la presunta discriminazione. Ma nessun lieto fine per la ricorrente: il tribunale le ha dato torto.
Ma andiamo per gradi. Come riportato dal Telegraph, non ci troviamo di fronte a un episodio di discriminazione, omofobia o altre possibili accuse cavalli di battaglia della comunità arcobaleno. La trans ha infatti creato una situazione a dir poco confusa dopo essere entrata a far parte del Central Bedfordshire Council nell’aprile del 2022 come responsabile dell’edilizia abitativa. A un tribunale del lavoro è stato detto che il suo nome sulla lista era Mandie, ma la firma nelle e-mail si riferiva ad Andy.
Durante il colloquio di lavoro, Mandie Monroe – conosciuta come Andy Mason prima della transizione – ha detto ai datori di lavoro di essere della “vecchia scuola” e di non badare minimamente ai pronomi, solitamente fondamentali per gli esponenti Lgbt. Insomma, quando le è stato chiesto se aveva delle preferenze, la risposta è stata un semplice e conciso “no”. Nonostante ciò, per evitare fraintendimenti, il manager le ha chiesto quale nome avrebbe preferito utilizzare per garantire che ci fosse “coerenza” per il personale comunale e gli ospiti.
Ma l’esperienza al Central Bedfordshire Council non è stata delle migliori per Mandie Monroe. Poche settimane dopo l’assunzione, la trans è stata licenziata per una disputa legata unicamente a questioni di lavoro. Evidentemente stizzita, ha dunque citato in giudizio il Central Bedfordshire Council, puntando il dito contro le molestie ricevute a proposito del nome preferito. Come anticipato, complice il buon senso, il tribunale del lavoro le ha dato torto: secondo il giudice Stephen Bedeau, il suo capo aveva semplicemente cercato di chiedere chiarimenti, nessuna discriminazione.
“Nel modulo di domanda (per il lavoro, ndr) ha utilizzato il nome Andy Mason e durante tutto il colloquio è stata chiamata con il nome di battesimo Andy. Alla fine del colloquio, ha rivelato di essere trans”, si legge nelle motivazioni: “A quel punto è stata ringraziata dalla signora Brown e dalla signora Rodriguez per averle informate e la signora Brown le ha chiesto quali fossero i suoi pronomi preferiti”. La sua replica è stata perentoria: “Non mi interesso dei pronomi… puoi chiamarmi Andy”. E ancora: “Secondo la Brown, la risposta della Monroe è stata: ‘Sono della vecchia scuola, non mi concentro davvero su quei pronomi’”. Il tribunale ha concluso che la trans “fosse contenta” di essere chiamata Andy e che “non avesse detto che rivolgersi a lei al maschile fosse inaccettabile”.