“Stile sovietico…”. A Firenze la censura dem: rimossi i manifesti di Pro vita

"Stile sovietico...". A Firenze la censura dem: rimossi i manifesti Pro vita

Dopo l’assalto dei facinorosi alla sede romana di Pro Vita e Famiglia, un altro gesto ostile all’associazione. Stavolta, però, maturato in ambito politico. A Firenze alcuni manifesti della onlus contro l’ideologia gender nelle scuole sono stati infatti rimossi e la responsabilità del provvedimento è ricaduta sull’amministrazione comunale a guida dem. “La Giunta Pd di Firenze ha ordinato all’agenzia comunale dei servizi stradali di censurare e rimuovere i nostri legittimi manifesti contro le attività che portano nelle scuole la falsa e malsana idea di una ‘identità di genere fluida’…“, ha denunciato sui social la stessa associazione, dopo che anche Fratelli d’Italia aveva parlato di “gravissima e inaccettabile” decisione “in pieno stile ex Unione Sovietica“.

La denuncia di Pro Vita e Fdi

Il Pd – avevano attaccato gli esponenti Fdi Iacopo Cellai e Alessandro Draghi – “non solo si dimostra intollerante ma pretende persino di stabilire quali manifesti si possano affiggere e quali no. Alla faccia della libertà di espressione“. E contro il partito dem si è scagliata anche l’indignazione della onlus prolife. “Nelle città dove governa, il Pd decide quali opinioni politiche si possono o non si possono manifestare pubblicamente, sospendendo la vigenza dei diritti civili fondamentali assicurati dalla Costituzione e creando enclavi neo-sovietiche. Il tutto, ovviamente, per tenere a cuccia i vari collettivi antagonisti, femministi e arcobaleno, frange ideologiche su cui il Pd di Elly Schlein fonda la sua esistenza“, hanno lamentato gli attivisti dell’associazione.

I dem motivano il provvedimento

In consiglio comunale, l’assessore Giovanni Bettarini aveva affermato che il manifesto “ha violato l’articolo 23 comma 4bis del codice della strada che introduce il divieto su strade e veicoli di qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti, violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica“. Contestazione che chiaramente da Pro Vita respingono. Secondo gli attivisti dell’associazione, infatti, i progressisti avrebbero “il totalitarismo nel sangue”, ed è per questo che – hanno aggiunto – “non hanno mai condannato l’assalto alla nostra sede. Per connivenza politica“.

Pd e prolife, lo scontro

In effetti, in riferimento al raid romano contro la sede della onlus prolife non si erano udite ufficiali prese di distanze da parte della segreteria dem. Al contrario, la condanna era arrivata solo da singoli esponenti d’area. E a Firenze il Pd ha replicato così alle rimostranze sollevate dal centrodestra sul caso Pro Vita in città: “Come amministrazione non abbiamo esitato a richiedere l’applicazione del nostro regolamento e della legge. È un momento drammatico, nel quale la mancanza di consapevolezza e di rispetto delle diversità provoca drammi ogni giorno“. Ma ciò non è bastato a placare l’irritazione dei prolife, che hanno contrattaccato: “Sono gli stessi ipocriti che sbraitano con la bava alla bocca contro il ‘neofascismo’, ‘le destre’, la ‘marea nera’, il ‘populismo’ e altri fenomeni evidentemente tutti autobiografici. Ovviamente, questi abusi di potere non provocano altro effetto che aumentare la nostra determinazione e il numero dei nostri sostenitori, sempre più consapevoli della graduale ma costante riduzione dei nostri spazi di Libertà di opinione“.

Infine, la promessa da parte dell’associazione di proseguire con le proprie battaglie. “Per ogni manifesto rimosso, un nuovo genitore anti-gender si attiva nella scuola dei suoi figli“, si legge in un post pubblicato sui social da Pro Vita e Famiglia.

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