La Cop28 di Dubai, il summit sul clima delle Nazioni Unite, ha ottenuto diversi risultati significativi per quanto riguarda la riduzione delle emissioni. Primo tra tutti, l’adesione del Kazakistan al Global methane pledge, un accordo volontario per tagliare del 30% la dispersione di metano nell’atmosfera entro il 2030. Sempre entro lo stesso anno, inoltre, circa 50 compagnie petrolifere hanno promesso di raggiungere la net-zero, ovvero l’azzeramento totale delle loro emissioni.
Il Paese dell’Asia centrale è il maggior produttore di greggio della regione e un grande esportatore di gas naturale. Oltre il 70% del suo petrolio è destinato al mercato europeo, il che lo rende il terzo più grande fornitore dell’Ue esterno all’Opec (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio). La decisione di Astana di aderire al Global methane pledge è stata annunciata dal presidente Tokayev durante il suo discorso: “Tagliare le emissioni di metano è la via più veloce per ridurre il surriscaldamento globale”.
Esse, infatti, sono tra le principali cause dell’aumento della temperatura del pianeta e una loro riduzione significativa ridurrebbe le conseguenze dei cambiamenti climatici che già affliggono l’Asia centrale. Il capo di Stato kazako, infatti, ha sottolineato che i Paesi della regione si aspettano un innalzamento sul termometro di 2.5 gradi anche nel caso in cui gli accordi di Parigi dovessero essere rispettati. Tokayev ha anche ricordato alla comunità internazionale che la transizione green dev’essere equa e che non si può pretendere dai Paesi in via di sviluppo un sacrificio della loro modernizzazione e del loro processo di crescita in favore di politiche più attente all’ambiente. Di conseguenza, ha invitato gli Stati del mondo a “intensificare il loro impegno per finanziamenti più significativi”, in modo da garantire un progresso “più moderno e ambientalista”.
A seguito del discorso di Tokayev, l’inviato presidenziale per il clima degli Stati Uniti John Kerry e la sua omologa kazaka Zulfiya Suleimenova hanno rilasciato un comunicato congiunto, in cui i due Paesi hanno sottolineato di essere pronti “all’implementazione e allo sviluppo, nei prossimi due anni, di politiche e progetti volti a ridurre rapidamente le emissioni di metano, in particolare quelle provenienti dal settore dell’energia fossile”. Washington ha anche promesso che mobiliterà gli investimenti “a sostegno del raggiungimento del pieno potenziale di mitigazione del metano nel settore petrolifero e del gas del Kazakistan”, che richiederà almeno 1.4 miliardi di dollari di spesa totale fino al 2030.