La nuova missione dei portieri: fare gol e conquistare rigori

La nuova missione dei portieri: fare gol e conquistare rigori

Nel corso dei decenni, quello del portiere, si è trasformato da ruolo per temerari in posto fisso per travet. Niente più uscite travolgenti; sui rigori tacchetti inchiodati alla linea di porta; divieto nei retropassaggi di prendere la palla con le mani; obbligo (con costante pericolo di figuraccia) di «giocare coi piedi» in qualità di «libero aggiunto» funzionale alla «costruzione dal basso».

Risultato: se parli con miti come Zoff o Albertosi, ti diranno di «stentare ormai a riconoscersi in un ruolo che i signori dei protocolli, che non hanno mai giocato a calcio, hanno mortificato escogitando regolamenti assurdi». Fatto sta che fra il Bacigalupo targato anni ’40 e l’attuale portiere di serie A c’è lo stesso abisso che divide un supereroe Marvel dal ragionier Fantozzi. La riprova? Confrontate i mitici soprannomi di ieri – «Giaguaro» Castellini, «Kamikaze» Ghezzi, «Tenaglia» Buffon (Lorenzo) – con quelli (inesistenti!) dei loro eredi di oggi.

Ma – nostalgia canaglia a parte – fare l’«estremo difensore» conserva sempre il suo fascino, pur se declinato attraverso il sovvertimento della «filosofia» originaria: prima il goalkeeper i goal doveva solo evitarli, adesso ha l’incombenza di farli direttamente o indirettamente (magari conquistandosi un rigore che poi un suo compagno di squadra, calciatore doc, segnerà. O sbaglierà…).

Questo campionato, a prescindere da chi lo vincerà, è destinato comunque a entrare nella storia. E il merito sarà di due portieri. Lode a Ivan Provedel, 29 anni, per lo spettacolare gol di testa dell’1 a 1 messo al 94esimo alle spalle del collega Oblak in Lazio-Atletico Madrid di Champions dello scorso 20 settembre; ma lode, ancor più sperticata, per Falcone che domenica all’ultimo secondo di recupero di Lecce-Bologna si è guadagnato il penalty che ha permesso ai pugliesi di pareggiare 2 a 2.

Ma perché diciamo che il miracolo del portiere del Lecce è più prodigioso di quello del portiere della Lazio? È un fatto statistico: mentre di portieri-bomber gli archivi sono ricchi, non si ha invece alcun precedente in campo professionistico di un portiere che, dopo essersi scapicollato nell’area avversaria, abbia subìto un fallo da rigore.

A colmare la lacuna è stato l’altroieri il leggendario Falcone, 28 anni, romano, battezzato Wladimiro, nome per nulla banale. Come del resto il curriculum di questo ragazzo che, prima di diventare un portiere di talento, ha rischiato di fare l’attore. Il suo book di «ciak, si gira!» riserva insospettabili chicche: all’età di 3 mesi è comparso nel film di Carlo Verdone Viaggi di nozze, in una scena in cui Verdone lo tiene tra le braccia; ha inoltre fatto la comparsa in varie serie TV (Distretto di Polizia e R.I.S. – Delitti imperfetti).

Poi l’Italia ha perso un attore, trovando un portiere. Da Oscar.

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