Via libera da parte del governo alla ratifica del Protocollo tra l’Albania e la Repubblica italiana per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, firmato a Roma il 6 novembre 2023. L’ok è arrivato dal Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio. Il patto era stato sottoscritto un mese fa esatto a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni e il premier albanese, Edi Rama. Dopo questo passaggio istituzionale odierno, come ha ricordato Antonio Tajani, ora toccherà al Parlamento.
“Mi auguro un iter difficile, c’è una maggioranza solida – ha dichiarato il ministro degli Esteri -.Ci sarà dibattito e sono convinto che alla fine sarà approvato. Abbiamo voluto rispettare l’istituzione parlamentare per un dibattito su questo e ascoltare le idee e le impressioni di tutti e poi sono convinto che il testo verrà approvato“. Le coperture finanziarie e le prime norme attuative del protocollo tra Italia e Albania sulla gestione dei migranti sono previste nel disegno di legge per la ratifica dell’accordo. Il protocollo resterà in vigore per cinque anni dalla data concordata tra le parti con successivo scambio di note.
Cosa prevede l’accordo
Il testo definitivo aiuta a comprendere meglio come prenderà corpo il progetto di realizzare in Albania le strutture previste al porto di Shengjin, all’altezza di Bari, e nell’area di Gjader, 20 chilometri nell’entroterra del Paese. La prima, quella dove approderanno i migranti caricati nel Mediterraneo a bordo di navi italiane, avrà un perimetro di circa 240 metri e con una recinzione esterna di 4 metri con “offendicula”: vale a dire filo spinato o sistemi simili. All’interno ci saranno vari percorsi: quello per i migranti, quello per il trattamento antiscabbia, quelli di uscita verso un campo di accoglienza e verso il campo di trattenimento.
La struttura a Gjader sarà invece quella per l’accertamento dei presupposti per la protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto a entrare e stare in Italia: sorgerà su una superficie edificabile di 77.700 metri quadrati. La mappa catastale mostra 10 edifici per quasi 2mila metri quadrati. In quest’area sorgeranno anche gli stabili per la Polizia di Stato. Un nodo resta quello del numero dei migranti. Il protocollo chiarisce che le strutture possono ospitarne massimo 3mila contemporaneamente. La premier Meloni, alla firma, aveva parlato anche di 36mila all’anno, contando su procedure portate a termine in quattro settimane.
Le aree a giurisdizione italiana
Il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha chiarito che “i migranti possono essere trattenuti oltre i 28 giorni anche in Albania. Il massimo consentito dalla legge italiana è 18 mesi“. In tutto e per tutto, alla fine dei conti, le aree concesse da Tirana a Roma saranno sottoposte esclusivamente alla giurisdizione italiana. E a carico dell’Italia sono gli oneri al 100%: dovrà costituire un fondo di garanzia e, come anticipo dei rimborsi per il primo anno, entro tre mesi dall’entrata in vigore dell’intesa, dovrà versare 16,5 milioni di euro nel conto speciale di tesoreria statale aperto dall’Albania.
Nei centri potranno essere condotti solo i migranti soccorsi fuori dalle acque territoriali italiane ma anche da quelle europee, dunque, al di là delle acque maltesi. Il tutto per evitare che la deroga alle norme nazionali prevista con il disegno di legge approvato oggi in consiglio dei ministri vada a cozzare con quelle del diritto europeo che ovviamente si applicano solo su territorio o in mare europeo. Come si specifica nell’intesa e negli allegati, nelle spese, fra l’altro, rientrano quelle di assistenza ospedaliera, l’acquisto di dispositivi medici, farmaci e vaccini, gli oneri per l’impiego di polizia (alle forze albanesi spetta la vigilanza esterna), l’acquisto di carburanti per i veicoli e i mezzi, nonché gli eventuali oneri legali per la difesa innanzi a tribunali internazionali, e per i risarcimenti danni decisi da corti nazionali o internazionali.